Nunziato Porta

Orlando Paladino

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★★★☆☆

 Caso unico di “dramma eroicomico” nella produzione di Haydn

Della dozzina di opere per il teatro che ci ha lasciato “papà Haydn” questo Orlando Paladino del 1782 è tra le ultime e una delle più popolari. Musicato su un ingenuo testo di Nunziato Porta, in cui ‘Francia’ fa rima con ‘pancia’ e adattato da un precedente libretto, il lavoro si basa ancora una volta sul personaggio dell’Ariosto e sulle sue vicissitudini alla ricerca della bella Angelica. (1)

«Le maschere della commedia e quella della tragedia si alternano di continuo nella partitura: benché si tratti di una delle opere buffe più significative di quel periodo, un inquietante sentimento tragico è chiaramente avvertibile nella musica. La penna dell’ironia, che Haydn utilizza per rappresentare la variopinta galleria di personaggi, oscilla infatti tra la fine penetrazione psicologica (ad esempio in occasione del ravvedimento di Orlando nel terzo atto) e la creazione di maschere comiche a tutto tondo, come avviene per Pasquale, lo scudiero fanfarone che, novello Sancho Panza, fornisce un adeguato, esilarante alter ego al suo Don Chisciotte/Orlando. […] L’opera costituì il massimo successo haydniano su scala europea e venne rappresentata anche in lingua tedesca, con il titolo di Ritter Roland. Ritenuta da molti musicologi la più significativa opera del compositore, viene ancora oggi ripresa con buona frequenza». (Raffaele Mellace)

Piacevole la musica e perfetta l’orchestrazione, ci mancherebbe, ma è difficile appassionarsi ai personaggi bidimensionali di questa vicenda e al loro frenetico andirivieni in scena esaltato dalla regia piena di gag di Nigel Lowery e Amir Hosseinpour in questa produzione della Staatsoper Unter den Linden di Berlino del 2009 diretta con competenza da René Jacobs con l’orchestra barocca di Friburgo. Non felice l’accompagnamento al pianoforte dei recitativi.

Costumi e scenografia accentuano l’aspetto fiabesco della vicenda, ma con quegli abeti natalizi semoventi, i castelli di cartone e i fondali dipinti danno alla rappresentazione un’aria da recita amatoriale.

Eterogeneo il nutrito cast. Qualche problema di intonazione e dizione nell’Orlando di Tom Randle e nel Medoro di Magnus Staveland. Vocalmente superiori Pietro Spagnoli, ironico pirata con stampella, Marlis Petersen, Angelica, e soprattutto l’Alcina di Aleksandrina Pendačanska.

Sottotitoli in quattro lingue. Regia video di Andreas Morell. Nessun extra.

(1) Atto primo. Il cavaliere Orlando è alla ricerca dell’amata Angelica, che, innamorata di Medoro, non ricambia per nulla le sue attenzioni. Attorno al paladino si muovono diversi personaggi: oltre al fido e comico scudiero Pasquale, giunge dall’Africa il re Rodomonte, ansioso sia di combattere contro Orlando sia di trovare anch’egli Angelica. Il re si imbatte in un gruppo di pastori e pastorelle, tra cui Eurilla, che lo informa della presenza di una coppia di amanti in un castello vicino (Angelica e Medoro, naturalmente) e lo dissuade dall’affrontare il prode Orlando. A sua volta, Rodomonte offre la propria protezione al pastore Licone contro Orlando. Intanto nel vicino castello, Angelica, preoccupata per il destino del suo amore per Medoro, invoca l’aiuto della maga Alcina e viene poi a sapere da Medoro stesso che Orlando si sta avvicinando, armato di tutto punto. Rodomonte ha finalmente trovato un avversario, ma si tratta dello scudiero Pasquale, che, sfidato a singolar tenzone, afferma di poter combattere solo a mani nude. La buffa situazione viene risolta dall’arrivo di Eurilla, che annunzia l’approssimarsi di Orlando e procura del cibo all’affamato Pasquale. Nelle sue ricerche, Orlando trova scritti presso una fonte i nomi di Angelica e Medoro: allora distrugge l’iscrizione, trova il tempo per accusare di codardia Pasquale e infine fa prigioniera Eurilla, che gli narra quanto sa dei due amanti. È troppo: il paladino impazzisce per amore, mentre Pasquale ed Eurilla si precipitano a mettere in guardia Angelica, ma si imbattono in Rodomonte. Interviene quindi Alcina, che trasforma Orlando in insetto. 
Atto secondo. Rodomonte e Orlando si sfidano a duello in un bosco, ma vengono raggiunti da Eurilla che annuncia loro la fuga degli amanti: Orlando parte immediatamente all’inseguimento. Medoro ha deciso di farla finita con la vita: prima di gettarsi in mare affida a Eurilla un estremo saluto per Angelica. Anche questa situazione viene turbata dall’arrivo di un guastafeste, Pasquale, che Eurilla spaventa simulando la voce di Alcina. I due amanti riescono finalmente a unirsi, quando appare terribile Orlando. Vengono però salvati ancora una volta dalla maga Alcina. Orlando decide allora di vendicarsi contro quest’ultima e invia il timoroso Pasquale a farle visita. La maga trasforma però il paladino in pietra, poi lo tramuta nuovamente in uomo e lo porta con sé nella sua grotta magica. 
Atto terzo. Orlando è stato condotto da Alcina sulle rive del fiume Lete, perché Caronte lo immerga in quelle onde e guarisca così la sua furia. Dimentico così dell’amore per Angelica, il paladino dapprima fa visita a Pasquale ed Eurilla, in procinto di sposarsi, quindi si trova a difendere Angelica e Medoro da un attacco di selvaggi. Dopo il combattimento, cui prende parte anche Rodomonte, Orlando offre i suoi servigi alla bella Angelica, libero ormai da ogni passione nei suoi riguardi. Per accrescere la gioia collettiva, Alcina trasforma il bosco in un magnifico giardino, dove possono finalmente risuonare le lodi dell’amore.

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