Thomas Morell

Theodora

Georg Friedrich Händel, Theodora

Parigi, Théâtre des Champs-Élysées, 22 novembre 2021

(video streaming dell’esecuzione in forma di concerto)

Theodora, uno degli ultimi gioielli di Händel

«Nevre moind, de moosic vil sound de petter» (Non importa, la musica suonerà meglio) sembra abbia risposto Händel col suo forte accento tedesco a chi faceva notare la sala mezza vuota per la sua Theodora in una delle ultime esecuzioni. Per lo meno così riporta Charles Burney, il suo primo biografo. Assieme alla Jephta appartiene agli ultimi scritti dal sassone e questo conferisce a Theodora uno status particolare, quasi di testamento artistico. Il tono qui è diverso: a 65 anni e con gravi problemi di salute, Händel sembrava voler stare lontano dai toni trionfalistici degli altri suoi oratorii. Qui calma e introspezione dominano la scena, il coro non ha un ruolo equivalente a quello del Messiah e il lavoro termina su un morendo di composta rassegnazione piuttosto che di esaltazione del martirio, e questo nonostante il testo del librettista Thomas Morell, «That we the glorious spring may know. | Whose streams appear’d so bright below!» (Sì che noi possiamo conoscere la fonte gloriosa i cui rivoli sono apparsi così luminosi sulla terra!), lo suggerisse.

Se la sala del Covent Garden quella sera del 1750 era mezza vuota, questo non accade con l’esecuzione che dopo la Scala sabato 20 novembre viene replicata al Théâtre des Champs-Elysées due sere dopo e trasmessa in streaming su medici.tv, quella a cui si riferisce questa cronaca. La notazione “esecuzione in forma di concerto” è quasi necessaria ora che gli oratorii di Händel vengono sempre più spesso messi in scena per esaltare la loro teatralissima drammaturgia. E in forma concertistica è questa Theodora che Maksim Emel’ianyčev a capo dell’ensemble strumentale Il Pomo d’Oro e al suo coro formato da 16 voci equamente distribuite nei quattro registri ha accompagnato solisti che hanno avuto nelle interpreti femminili livelli di assoluta eccellenza. Lisette Oropesa ha reso la sua performance nella parte del titolo incantevole per bellezza di suono, fraseggio e purezza della linea vocale. Intensa e di commozione palpabile «With darkness deep, as is my woe» mentre subito dopo la “musica dolce” della seconda scena dell’atto secondo la Oropesa ci porta a volare nei cieli con la sua aerea interpretazione di «Swiftly sailing through the skies» che conclude la prima delle due parti in cui viene eseguito il lavoro.

A Irene Händel ha dedicato le arie più lunghe e complesse e qui Joyce DiDonato dimostra la sua classe con messe di voce, pianissimi e variazioni di grande raffinatezza, riuscendo a conferire maggiore statura a un personaggio che qui ha solo il compito di commentare la vicenda. Assieme al soprano cubano-americano si aggiudica le ovazioni del folto pubblico in momenti di grande intensità dove il mezzo vocale risplende di uno smalto che col tempo ha acquistato in espressività. E così è in «As with rosy steps the morn» dove viene esaltata la bellezza di emissione del mezzosoprano che è diventato un punto di riferimento nella interpretazione del repertorio barocco. Come Septimius Michael Spyres sfoggia il suo elegante timbro da tenorebaritono e alle sonore note basse affianca sicure agilità nel registro acuto e ornamentazioni di gusto. John Chest (Valens) ha le arie più dinamiche e il baritono americano le affronta con buon controllo vocale. Il controtenore Paul-Antoine Bénos-Djian esegue con efficacia le impervie colorature di Didymus in «The raptur’d soul defies the sword» per poi passare con felice espressività a uno dei due estatici duetti dell’oratorio. Dall’ottimo coro proviene il sicuro messaggero di Massimo Lombardi mentre la direzione del giovane russo Maksim Emel’ianyčev al clavicembalo risulta composta e ben definita, lontana dai toni magniloquenti che aveva voluto evitare il compositore nei lavori della sua ultima fase della vita.

La registrazione uscirà nell’autunno 2022 come disco Erato-Warner Classics. Sarà l’occasione per rivivere l’emozione di questo concerto.

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Theodora

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★★★★★

La Theodora di Peter Sellars

Theodora, uno degli ultimi oratorii di Händel, fu eseguita senza riscuotere molto successo al Covent Garden nel 1750. Il librettista è il reve­rendo Thomas Morell, che aveva fornito altri libretti al compositore di Hal­le. Theodora occupa un posto importante nella produzione handelian­a e, a differenza degli altri oratorii, non è tratto né dalla Bibbia né dai libri apocrifi ed è il solo ambientato nel corso dell’era cristiana, a parte il Mes­siah.

Il martirio di Teodora e Didimo fu raccontato per la prima volta da sant’Ambrogio (IV secolo) mentre in Inghilterra la vicenda dei due martiri è atte­stata in un romanzo di Robert Boyle ristampato nel 1744. Il librettista era inoltre probabilmente edotto anche della tragedia in cinque atti Théodo­ra, vierge et martyre di Corneille del 1645.

Atto primo. IV secolo d.C. Valente, il governatore romano di Antiochia, emette un decreto: in onore del compleanno di Diocleziano tutti i cittadini offriranno sacrifici a Venere, la dea romana dell’amore, e a Flora, una dea della fertilità della primavera, sotto pena di morte, e incarica Settimio di farlo rispettare. Didimo, un soldato segretamente convertito al cristianesimo, chiede che ai cittadini la cui coscienza impedisce loro di fare sacrifici agli idoli sia risparmiata la punizione, cosa che Valente respinge. Settimio sospetta che Didimo sia un cristiano e afferma la propria lealtà alla legge, anche se compiange coloro che saranno condannati a morire dal decreto e vorrebbe che gli fosse permesso di estendere la misericordia a loro. Teodora, una nobile cristiana e la sua amica Irene stanno pregando con i loro compagni di fede in privato invece di unirsi alla festa per il compleanno dell’imperatore quando un messaggero porta la notizia del decreto di Valente. Settimio viene ad arrestarle. Teodora si aspetta di essere messa a morte, ma viene informata che invece è stata condannata a servire come prostituta nel tempio di Venere. Teodora avrebbe preferito morire, ma viene condotta al tempio. Irene informa Didimo che spera di salvarla o di morire con lei. Il primo atto si chiude con un coro di cristiani che pregano per il successo della missione.
Atto secondo. La festa in onore dell’imperatore. Valente manda Settimio a dire a Teodora che se non si unisce alla festa entro la fine della giornata, manderà le sue guardie a violentarla. La folla esprime la sua soddisfazione per questa frase. Nel tempio di Venere, che funge da bordello, Teodora è spaventata, ma il suo umore cambia quando contempla l’aldilà. Didimo confessa al suo amico e ufficiale superiore Settimio di essere cristiano e fa appello al senso morale dell’altro uomo. Settimio permette a Didimo di visitare Teodora. All’inizio Teodora chiede a Didimo di ucciderla e porre fine alle sue sofferenze, ma invece Didimo la convince a nascondere la sua identità indossando il suo elmo e la sua uniforme e a fuggire, lasciando lui al suo posto. Tornati al loro nascondiglio, Irene e i cristiani ricordano il miracolo della Vedova di Nain e sperano che, se gli amanti moriranno, troveranno una nuova vita in cielo.
Atto terzo. I cristiani celebrano il ritorno di Teodora, tuttavia lei si sente in colpa per aver messo in pericolo la vita di Didimo per salvare la propria. Un messaggero li informa che Didimo è stato catturato e che Valente ha cambiato la punizione di Teodora in morte. Teodora va ad offrirsi al posto di Didimo, nonostante le proteste della sua fedele amica Irene. Mentre Valente condanna Didimo ad essere giustiziato, Teodora entra chiedendo di morire e di salvare Didimo. Sia Didimo che Teodora sostengono di dover morire al posto dell’altro. Settimio è commosso da questo, e implora clemenza. Valente, tuttavia, condanna a morte sia Didimo che Teodora ed essi cantano un duetto alla loro immortalità.

Due buoni motivi per l’acquisto di questo DVD: gli interpreti e la regia. Glyndebourne nel 1996 affida quest’opera a interpreti di ec­cezione. Non potrebbe essere migliore la scelta di Dawn Upshaw, David Daniels, Frode Olsen, Richard Croft e Lorraine Hunt nei cinque ruoli previsti, tutti perfetti come cantanti e magnifici atto­ri sulla scena. Ottimo anche il coro. Se poi sul podio c’è William Christie con la sua Orchestra of the Enlightenment si ha la cer­tezza di un prodotto ideale.

Per quanto riguarda la messa in scena di Peter Sellars, può anche non piacere, ma tutto si può dire tranne che sia una gra­tuita e banale attualizzazione dell’ambiente e dei costumi. Non c’è spazio qui di approfon­dire il lavoro fatto, ma in rete è dispo­nibile una tesi di laurea che ana­lizza in modo dettagliato tutte le scelte operate dal controverso regista america­no in questa pro­duzione.

Sellars è anche autore della regia video e utilizza il nuovo mezzo di ri­produzione come un veicolo di innovazione linguisti­ca sconvolgendo i codici tradizionali del rapporto con il pubbli­co. Quello che noi vedia­mo è ancora diverso da quello a cui il pubblico di Glyndebourne ha as­sistito allora, con tagli di scena particolari e dettagli che aggiungono nuovi signifi­cati alla operazione di creazione artistica intentata dal regi­sta.

Non vanno dimenticati i contributi dello scenografo George Tsypin, una specie di natura morta di Morandi con enormi fiale di vetro spezza­te, della costumista Duná Ramicová e delle luci, importantissime, di Ja­mes F. Ingalls.

Immagine in 4:3, ma nitida come l’unica traccia audio.

  • Theodora, Emel’ianyčev, Parigi, 22 novembre 2021 (versione concerto)