
Festspielhaus
Bayreuth (1876)
1970 posti
Leggendario e rivoluzionario, il Festspielhaus di Bayreuth è il parto visionario di Richard Wagner. Teatro concepito per ospitare i suoi Gesamtkunswerk, dal 1876, anno della sua inaugurazione con il ciclo del Ring, ad oggi sul suo palcoscenico si sono avvicendate soltanto le opere del maestro di Lipsia. Assieme all’architetto Otto Brückwald e all’ingegnere Karl Brandt il compositore ha edificato un teatro che per struttura e acustica è unico al mondo.

Basandosi sulle forme del teatro greco, le sue caratteristiche fondamentali sono l’assenza di palchi, la semplicità degli arredi interni, la disposizione semicircolare della sala e la singolare buca per l’orchestra, che sprofonda sotto il palcoscenico e viene coperta da un tetto, così che i musicisti sono totalmente invisibili agli spettatori. Questo elemento fu sempre di vitale importanza per Wagner, poiché permetteva al pubblico di concentrarsi sul dramma e non essere distratto dai movimenti del direttore. Inoltre, il buio in sala era totale, contrariamente a quanto avveniva negli altri teatri dell’epoca, dove la recita di un’opera veniva considerata per lo più come un’occasione di svago o di intrattenimento raffinato mentre si faceva qualcos’altro…
Nell’edificio si svolge ogni estate il Festival di Bayreuth che attira nella sonnolenta cittadina bavarese migliaia di appassionati della musica di Wagner che hanno avuto la pazienza di aspettare per anni il costosissimo biglietto di una rappresentazione.
Nel bene e nel male, la storia del Festival è indissolubilmente legata alla storia della Germania del XX secolo. Adolf Hitler e il suo ministro della propaganda Joseph Goebbels erano spettatori assidui alle rappresentazioni e l’antisemitismo del compositore aveva contagiato la moglie Cosima, figlia di Franz Liszt, a tal punto che dopo la morte di Wagner, nel 1883, sarà per trent’anni la “guardiana” della sua musica e la direttrice del Festival. Proprio a Bayreuth metterà in scena nel 1888 un’edizione dei Maestri cantori di Norimberga senza «impuri», ossia senza artisti di origine ebraica.

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