TEATRO CARLO FELICE

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Teatro Carlo Felice

Genova (1991)

2000 posti

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Nel 1825 venne indetto un concorso per il disegno di un nuovo teatro dell’opera. La costruzione avvenne su un terreno che in passato aveva ospitato un convento che era stato successivamente abbattuto. Il teatro venne inaugurato il 7 aprile 1828, alla presenza dei sovrani del Regno di Sardegna, Carlo Felice e Maria Cristina di Savoia, con una serata di gala che iniziò con l’Inno Reale di Donizetti seguito dalla rappresentazione dell’opera di Vincenzo Bellini Bianca e Fernando su libretto del genovese Felice Romani. Gli applausi più fragorosi, dicono le cronache, andarono però alla danzatrice Elisa Vacque-Moulin nel balletto inserito fra i due atti dell’opera. La stagione proseguì poi con lavori di Rossini, Donizetti (Alina, Regina di Golconda) e Morlacchi (Colombo).

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Nel Nuovo Teatro Carlo Felice nel 1852 viene inaugurata l’illuminazione a gas, e nel 1892, per le celebrazioni colombiane, l’illuminazione elettrica. I bombardamenti della seconda guerra mondiale avevano distrutto i solai e le parti in carpenteria del teatro. Erano rimasti i muri perimetrali e, con qualche accorgimento improvvisato, lo si era ancora riuscito a utilizzare per alcune rappresentazioni (in una delle quali aveva cantato Maria Callas). Era stato quindi deciso, dalla municipalità, che la città dovesse rifare in toto il suo teatro, per cui, nel 1946, venne bandito un concorso di architettura. Il primo premio fu assegnato, nel 1950, al progetto del gruppo di Paolo Antonio Chessa. Nel 1951 questi consegnò il progetto esecutivo. Tale progetto non fu mai eseguito e, nel 1963 definitivamente accantonato, affidando l’incarico a Carlo Scarpa, architetto di fama internazionale. Scarpa portò avanti un progetto nell’arco di molti anni, elaborando diverse soluzioni e giungendo ad un progetto definitivo nel 1977, ma morì accidentalmente nel 1978 e, anche se il suo progetto fu approvato nel 1979, la sua idea non giunse mai alla realizzazione. Nel frattempo ciò che rimaneva dell’antico teatro venne demolito, lasciando in piedi il pronao neoclassico e i portici del perimetro esterno; tali elementi sono stati in seguito preservati.

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Nel 1981 fu bandito un altro concorso-appalto a due fasi. Il concorso si concluse nel 1984 e fu vinto dalla ditta Mario Valle s.p.a. di Arenzano, con il progetto degli architetti Aldo Rossi, Ignazio Gardella, Fabio Reinhart. Il progetto proponeva la ricostruzione, quasi letterale, del volume esterno prospiciente la piazza, mentre ipotizzava una immensa torre, quasi il doppio del volume barabiniano, nel lato posteriore. Tale torre doveva contenere il palco, e le relative macchine di scena, i camerini e le sale di prova. La scena era pensata per allestire quattro scenografie contemporaneamente, con una piattaforma mobile. La sala era a cavea. Questa volta il progetto, che venne sviluppato al livello esecutivo, ebbe corso e il 7 aprile 1987 fu posata la prima pietra del nuovo teatro. Nel 1991 la struttura venne nuovamente inaugurata. Il nuovo teatro recuperava, come detto, ciò che rimaneva delle antiche strutture mentre risultava del tutto nuovo negli interni. Vincitore del concorso per il grande sipario, con l’opera “Viva Schönberg”  è stato Giovanni Ceccarelli, in arte Nerone, utilizzando alluminio, rame, ottone, peltro, argento e oro.

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Raimondo Sirotti firma gli arazzi che irrompono con forza cromatica nell’algido foyer. Eseguiti dallo storico laboratorio Pinton di Aubusson gli arazzi riproducono una reinterpretazione contemporanea e suggestiva di due dipinti ora custoditi nel Museo dell’Accademia Ligustica di Belle Arti: La Pastorale del Grechetto e il Paradiso di Bernardo Strozzi .

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