Król Roger (Re Ruggero)

KROL ROGER, _ROH, Director; Kasper Holten, Designs; Steffen Aarfing, Choreography; Cathy Marston, Conductor; Antonio Pappano, Król Roger II; Mariusz Kwiecień, Shepherd; Saimir Pirgu, Roxana; Georgia Jarman, Edrisi; Kim Begley, Archbishop; Alan Ewing, Deaconess; Agnes Zwierko,

Karol Szymanowski, Król Roger (Re Ruggero)

★★★★☆

Londra, Royal Opera House, 16 maggio 2015

(live streaming)

Holten e i turbamenti di Szymanowski

Anche al di fuori della Polonia, dove è considerata l’opera nazionale e ha un posto continuativo nel repertorio lirico, la seconda delle due opere di Szymanowski, presentata il 19 giugno 1926 a pochi mesi dall’Affare Makropulos di Janáček e dal Cardillac di Hindemith, sembra vivere una moderna fortuna.

Tra i più recenti allestimenti ricordiamo l’edizione dell’Opera di Wrocław del 2007, con la direzione musicale di Ewa Michnik e la regia di Mariusz Treliński (disponibile in rete), quella di Bregenz del 2009, diretta da Sir Mark Elder e con la regia di David Pountney, quella di Parigi, sempre del 2009, diretta da Kazushi Ono e con l’iconoclastica messa in scena di Krzystof Warlikowski con la star del momento, il polacco Mariusz Kwiecień nel ruolo del titolo. Interprete che ritroviamo anche in questa produzione alla Royal Opera House con il suo direttore musicale Antonio Pappano e la regia del direttore artistico Kasper Holten.

La vicenda dell’opera è già stata narrata nella scheda della registrazione di Bregenz.

Quella di Holten è una lettura intellettualistica, ma nello stesso tempo didascalica e dal simbolismo evidente: secondo il libretto nel primo atto siamo in una chiesa bizantina, nel secondo nello studio del re, nel terzo in un anfiteatro, elementi scenografici già presenti fin dal primo momento. Qui la chiesa è simboleggiata da un’enorme testa umana e lo studio di Ruggero è al suo interno. L’aria claustrofobica che vi si respira è quella della chiusa comunità che vuole mandare a morte l’eretico pastore che predica la bellezza e la sensualità.

Il conflitto tra “la testa e il corpo”, tra ragione e istinto, tra apollineo e dionisiaco, secondo la filosofia di Nietzsche, è simbolicamente e visivamente rappresentato dai corpi nudi dei danzatori che dopo le danze lascive si avventano sui libri della biblioteca. Subito dopo il pastore assume la figura di leader, si affaccia al balcone e si rivolge alla folla perché lo segua. Per rendere le cose ancora più chiare, nell’ultimo atto sarà vestito come il re: quella degli anni ’20, in cui Holten ambienta la vicenda, era un’epoca in cui le figure trascinatrici di folle avevano una certa fortuna – e non manca neppure un rogo di libri.

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All’inizio dell’opera risuonano nel buio totale gli accordi che introducono il coro ortodosso «Hagios Kyrios Theos Sabaoth!» di voci bianche, a cui segue quello dei sudditi che implorano il re di difendere la loro fede. Gradualmente compaiono le fattezze della grande testa “illuminata dalla musica” (come probabilmente avrebbe apprezzato Skrjabin, autore di un poema sinfonico, Prometeo o Sinfonia n° 5 del 1910, che doveva essere eseguito con accompagnamento di fasci di luce colorata prodotti da un clavier à lumières di sua invenzione).

La testa, opera dello scenografo Steffen Aarfing, all’interno è suddivisa nei tre livelli del modello freudiano: in cima il super ego (l’osservatorio), nel mezzo l’ego (la libreria), nel livello inferiore l’id, la sede dell’istinto erotico con i corpi carnali dei ballerini. Si sa che Król Roger è il frutto dei turbamenti erotici vissuti dal compositore polacco nei suoi viaggi nel sud dell’Italia nei confronti dei ragazzi del posto. In quegli stessi anni, d’altronde, il barone Wilhelm von Gloeden sublimava le sue pulsioni sessuali con l’arte della fotografia, immortalando in pose statuarie i corpi nudi dei contadini e dei pescatori siciliani.

Musicalmente gli interventi del re sono sempre tormentati e armonicamente aspri, mentre quelli del pastore sono invece seducenti, ma è Roxana che sfoggia i melismi più orientaleggianti. La densa partitura è potentemente elaborata da Antonio Pappano: qui non c’è opera di cesello da cui ricavare singoli timbri, è sempre un “tutti” maestoso cui si unisce il coro per una ancor maggiore resa sonora. Il maestro italo-inglese è coadiuvato da un ottimo cast. Mariusz Kwiecień la fa da padrone, ovviamente, essendo anche di madrelingua polacca e avendo portato già diverse volte sulla scena il ruolo. Non inferiore è il peso del pastore, qui un seducente Saimir Pirgu, tenore albanese sulla breccia da non molto tempo, ma già lanciato nello star system. Georgia Jarman è una rivelazione nella parte di Roxana.

Il video streaming è il primo della nuova ricca programmazione dell’Opera Platform, destinata alla diffusione sul web di produzioni liriche appartenenti a 15 teatri europei. Per l’Italia è stato scelto il nostro Regio, che si trova quindi in compagnia della Royal Opera House di Londra, della Staatsoper di Vienna, della Monnaie di Bruxelles, del Teatro Real di Madrid e della Komische Oper di Berlino. Sono parimenti presenti il Festival di Aix-en-Provence e il canale televisivo ARTE.

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