Guerra e pace

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Sergej Prokof’ev, Guerra e pace

San Pietroburgo, Mariinskij II, 16 luglio 2014

★★★★☆

(live streaming)

«Enorme è la nostra Russia, la patria terra russa»

Guerra e pace (Война и мир, Vojna i mir), l’epico romanzo di Tolstoj del 1869, viene ridotto a libretto da Prokof’ev stesso e dalla moglie Mira Meldel’son-Prokof’eva. Da sempre appassionato del capolavoro della letteratura russa, l’occasione che spinse il compositore a musicarne la vicenda fu il tragico parallelismo tra gli eventi storici narrati nel romanzo e la realtà dell’invasione nazista della Russia. Nonostante la partitura fosse pronta fin dal ’43, vicissitudini legate sia allo stato in cui versava il paese in tempo di guerra, sia alla censura e all’eseguibilità sulle scene dell’opera ne ritardarono il debutto. Una prima edizione fu presentata nel 1945 in versione concertistica e nel ’48 il compositore ne approntò una nuova depurata di tutte quegli elementi che potessero dare adito a critiche ideologiche. Ma neanche questo bastò e le prime rappresentazioni di Guerra e pace andarono in scena al di fuori della Russia: a Praga nel 1948 e a Firenze nel 1953. Una nuova edizione critica del lavoro venne presentata nel ’59 a Mosca e nel ’65 a Milano.

Il ponderoso romanzo di Tolstoj (poco meno di 2000 le pagine a stampa) è drasticamente ridotto in un prologo, cinque atti e tredici quadri per oltre quattro ore di musica. L’opera è divisa idealmente in due parti, la prima tratta degli anni di pace delle famiglie nobili moscovite dei Rostov, Bezukhov e Bolkonskij ed è centrata sulla vicenda di Natasha; la seconda, dei fatti di guerra con grande partecipazione di cori, si avvicina alle musiche per l’Aleksandr Nevskij cinematografico di pochi anni prima.

Parte prima (Pace). Quadro primo. Maggio 1806. Nell’incanto di una notte di primavera, il giovane principe Bolkonskij ritrova la speranza nel futuro e il desiderio di amore, contemplando l’incantevole adolescente Nataša cantare e conversare con la cugina Sonja.
Quadro secondo. Capodanno 1810. Il primo ballo di Nataša segna l’innamoramento di Andrej; inoltre Nataša suscita grande impressione in Anatol’ Kuraghin, il cognato senza scrupoli di Pierre Bezuchov, che incomincia ad accarezzare il pensiero di conquistare la giovane.
Quadro terzo. Febbraio 1812. La crisi nell’animo di Nataša sopravviene dopo la partenza di Andrej, costretto a procastinare il matrimonio di un anno dal padre, contrario all’unione con una donna di rango sociale inferiore e la fredda accoglienza del vecchio principe Bolkonskij.
Quadro quarto. Maggio 1812. Si compie la drammatica vicenda di Nataša e Anatol’ Kuragin: durante un ricevimento offerto dalla sorella, Anatol’ riesce a sedurre la giovane strappandole un giuramento di amore e il consenso a fuggire con lui, con la promessa di un impossibile matrimonio.
Quadro quinto. Giugno 1812. Kuragin non ascolta i consigli dell’amico Dolochov, che dopo averlo aiutato a organizzare il rapimento della Rostova, tenta di dissuaderlo dalla pericolosa e infame impresa. Anatol’ è talmente travolto dalla passione per la giovane donna, da convincersi che non si tratta di un capriccio, ma del desiderio di una nuova vita all’estero con la propria amata.
Quadro sesto. Mar’ja Achrossimova, che ospita i Rostov nel suo palazzo moscovita, riesce a sventare il rapimento grazie all’aiuto di Sonja. Anatol’ riesce a fuggire, e dopo che Achrosimova e l’amico Pierre Bezuchov l’hanno illuminata sulla sorte di un uomo che è il suo seduttore, Nataša, sconvolta, tenta il suicidio. Nel colloquio con la Rostova, Bezuchov, travolto dalla compassione per l’inesperta e incantevole ragazza, le confessa il suo amore per lei.
Quadro settimo. Tornato a casa, Pierre convoca nel suo studio il cognato e gli impone di consegnarli le lettere spedite a Nataša e di lasciare immediatamente la città. Rimasto solo, riflette sui suoi sentimenti nei confronti della fanciulla. Sopraggiunge Ermolov e annuncia che Napoleone ha varcato il confine russo.
Parte Seconda (Guerra). Quadro ottavo. Agosto 1812. Andrej, amareggiato e disilluso dal tradimento di Nataša assume il comando per affrontare un’onorevole morte in battaglia.
Quadro nono. Nel quartier generale di Napoleone, durante la battaglia di Borodino. L’imperatore dei francesi, sicuro della superiorità della civiltà francese e dell’invincibilità del proprio esercito, si trova di fronte alle notizie che dal campo gli annunciano l’imminente sconfitta.
Quadro decimo. In un’izsba di Fili, dove si è accampato l’esercito russo ritirato da Borodino, si svolge il consiglio di guerra dei generali russi. Kutuzov prende la coraggiosa decisione tattica di abbandonare al nemico senza combattere la «sacra e vetusta capitale della Russia».
Quadro undicesimo. A Mosca, occupata dai francesi e rosseggianti di incendi. Pierre Bezuchov si aggira con l’intenzione di attentare alla vita di Napoleone. Arrestato con l’accusa di aver appicato un incendio, gli viene fatta grazia della vita; in prigione conosce il semplice Platon Karataev, contadino e soldato, emblema della vita umana ancora completamente in armonia con i cicli della natura.
Quadro dodicesimo. In un’izba giace il principe Andrej, mortalmente ferito. Riconosce Nataša e si riconcilia con lei, ma muore fra le braccia dell’amata.
Quadro tredicesimo. Novembre 1812. Sulla strada verso Smolensk i francesi battono in ritirata e uccidono i prigionieri ormai sfiniti: è il destino di Platon Karataev. Un gruppo di partigiani cosacchi libera i prigionieri tra i quali si trova Bezuchov. Appare Kutuzov e l’opera si conclude nel giubile genrale per la vittoria e la pace ormai prossima.

«La drastica riduzione del romanzo di Tolstoj nel libretto di una pur monumentale opera conserva l’ambizione di comporre un grande affresco epico in cui la dimensione privata, individuale e affettiva dei singoli si intreccia e si risolve nel fiume travolgente della storia nazionale. Non poche sono tuttavia le concessioni alle convenzioni operistiche, come la stilizzazione della morte di Bolkonskij, che spira come un eroe del palcoscenico, ben diversamente da quanto accade con il solenne e crudo congedo dalla vita descritto nel romanzo. Dal punto di vista drammaturgico e musicale quest’opera si allinea alla tradizione di Dargomyžškij e Musorgskij del ‘dramma cantato’, ossia di un’opera in cui i personaggi dialogano in prosa declamata, sostenuti da melodie orchestrali. Nel caso di Guerra e pace all’orchestra spetta una profusione di motivi, ricorrenti o meno, e di musica descrittiva in cui è inevitabile scorgere, talvolta, il mestiere consumato dell’autore di musica per ballo e da film. Ma questi abili squarci orchestrali, che si inseriscono talvolta tra una battuta e l’altra dei dialoghi, sembrano assumere in maniera sorprendente la funzione del narratore, che nel romanzo racconta la verità che si nasconde al singolo, intrecciando il piano individuale con l’universale della storia. Non stupisce che in quest’opera mastodontica con ben 72 personaggi il compositore sia ricorso agli autoimprestiti: l’introduzione al primo quadro e il valzer del quarto, l’arioso di Bezuchov nel sesto derivano da frammenti della musica di scena per Eugenio Onegin (1936); la danza della contessa Bezuchova con Rostov nel quarto quadro, caratterizzato da uno stile straniato e vagamente grottesco a sottolineare la mellifluità della Bezuchova, proviene dalle musiche per il film Lermontov (1941); la tormentata aria di Kutuzov che Prokof’ev scrisse e riscrisse fu infine tratta dalle musiche per il film Ivan il terribile, così come il coro del popolo nel tredicesimo quadro. Nella seconda parte, dedicata al dramma collettivo del popolo russo, fu introdotta nell’ultima versione l’epigrafe corale che riporta l’opera agli avvenimenti della storia sovietica con un massiccio coro di sapore ‘zdanoviano’. In questa seconda parte l’intento di comporre un altorilievo eroico e patriottico si manifesta nella traduzione della dimensione epica del romanzo in chiave monumentale: lo dimostra l’enfasi del linguaggio, l’uso dei cori di popolo e anche la stilizzazione di Kutuzov nella grande aria del decimo quadro, nella quale è lecito scorgere un implicito omaggio a Stalin. La divisione tra pace e guerra è profonda sia dal punto di vista drammaturgico, sia da quello musicale. Mentre la prima parte narra in maniera stringente ed efficace le vicende sentimentali di Nataša e dei tre uomini affascinati, in maniera diversa, dalla sua incantevole e ingenua giovinezza, la seconda parte si configura come una serie di quadri quasi slegati, indipendenti l’uno dall’altro, in cui troppo palesi appaiono le motivazioni ideologiche della scelta: l’idealizzazione dei grandi e piccoli eroi russi, il generale Kutuzov e il contadino Platon Karataev, rappresentati in uno stile musicale enfatico e altisonante. Al di là della distanza dal gusto dell’ascoltatore occidentale, questa lettura in chiave sovietica oltre che musicale del capolavoro di Tolstoj – opera, paradossalmente, avversata in patria – rappresenta tuttavia la realizzazione delle mete dell’ultimo decennio di vita artistica di Prokof’ev, dominato da ambizioni operistiche e dal progetto di scrivere una vera e propria epica del popolo russo, di cui l’avvento del regime sovietico doveva apparire come una sorta di degno coronamento». (Michela Garda)

Guerra e pace è stata la prima opera opera diretta da Valerij Gergiev nel 1978. Dopo tutti questi anni il direttore russo ritorna a San Pietroburgo con il bagaglio e l’esperienza costruita in giro per il mondo. Forse proprio per la dimestichezza che il direttore russo ha con questo lavoro lo si vede dirigere a un certo punto con uno stuzzicadenti… Qui siamo nel luglio 2014, un anno dopo l’inaugurazione del nuovo lussuoso teatro che sorge dietro il vecchio Mariinskij sul canale Kryukov che separa i due edifici.

L’ambientazione spazia tra uniformi napoleoniche (il periodo 1809-1812), quelle della Seconda Guerra Mondiale (il periodo in cui è stata scritta l’opera) e il tempo presente. In scena Graham Vick e lo scenografo Paul Brown ricreano una grande parete fatta di quell’onice utilizzato copiosamente per rivestire il Mariinskij II per denunciare l’opulenza esteriore della materialistica nuova società russa, non troppo distante dalla corrotta e decadente aristocrazia dipinta da Tolstoj. Gli illustri ospiti del ballo scendono dalla scaletta di un aereo mentre alcol e cocaina sono ampiamente consumati in scena.

Le due parti della vicenda sono quasi scambiate, nel senso che la prima parte è dipinta da Vick come Guerra e la seconda come Pace, a voler indicare che i due termini sono le facce indivisibili di una stessa medaglia. Infatti l’opera inizia col principe Andreij “in guerra con sé stesso” e con un revolver in mano per porre fine alla sua vita, se non fosse per la voce di Nataša che lo salva dal funesto proposito. Nella scena del ballo domestici e invitati indossano maschere antigas mentre un carro armato attraversa il palcoscenico. Nella seconda parte la scritta мир campeggia in scena a indicare che i sacrifici dei russi preparano appunto alla pace.

Come nel romanzo, anche nell’opera non c’è un personaggio principale, Guerra e pace è un lavoro corale con uno sterminato numero di interpreti, qui equamente spartiti tra quasi debuttanti e già affermati cantanti della vecchia scuola. Tra coristi e solisti alla fine sul palco a ricevere gli interminabili applausi del pubblico del Mariinskij II ci saranno quasi duecento persone. Ricordiamo almeno Andrej Bondarenko (introverso principe Andrej Bolkonskij), Aida Garifullina (incantevole Nataša Rostova), Larisa Diadkova (Maria Dmitrievna Akhrosimova), Mikhail Petrenko (grottesco principe Nikolaj Bolkonskij), Evgenij Akimov (Pierre Bezukhov), Gennadij Bezzubenkov (maresciallo Mikhail Kutuzov).

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