The Indian Queen

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★★★★☆

Peter Sellars e il suo Purcell

Ultima opera scritta nel 1695 da Henry Purcell che morì a 36 anni prima di poterla vedere rappresentata, The Indian Queen si basa sull’omonimo play di John Dryden e Sir Robert Howard del 1664. La partitura sopravvissuta è estremamente frammentaria ed è per questo che viene raramente rappresentata.

Nel 2013 Peter Sellars mette in scena all’opera russa di Perm un allestimento che verrà ripreso alla English National Opera e al Teatro Real di Madrid, da dove proviene questa registrazione in blu-ray. Lo spettacolo di due ore e venti minuti è un pasticcio in senso barocco in quanto contiene tutti i numeri originali (circa quaranta minuti di musica) assieme ad altre composizioni di Purcell – danze, inni sacri (1), songs (2) e pezzi da altre sue opere teatrali (3) – ma il testo di Dryden è rimpiazzato dalle pagine di La niña blanca y los pájaros sin pies (1992), testo sulla conquista dell’America della scrittrice nicaraguense Rosario Aguilar, recitate qui dall’attrice Maritxel Carrero.

Peter Sellars trasforma la semi-opera di Purcell in una dolorosa ricostruzione della brutalità dei conquistadores nel nuovo mondo con i pezzi sacri a commento moralistico della vicenda della principessa indiana Teculihuatzin che ama il “nemico” don Pedro de Alvarado.

La scenografia dell’artista di strada Gronk (Giugio Nicandro), che costruisce un universo di colori e forme che rimandano ai murales Maya e ai graffiti metropolitani, e i movimenti coreografici di Christopher Williams costruiscono la parte visuale di uno spettacolo di grande bellezza che ha nel coro e negli interpreti gli elementi più preziosi. Mai si è visto in scena un coro come quello dell’opera di Perm così perfetto nella vocalità e nell’intensità della recitazione, con una gestualità e una presenza ineguagliabili. Dalle note allegate al disco si viene sapere che sulla scena il folletto Sellars è riuscito a costruire un’atmosfera di grande empatia con tutti gli interpreti e col coro e si capisce perfettamente dalla dedizione e l’intensità con cui ognuno si immedesima nella propria parte.

Alle due divinità maya Hunahpù e Ixbalanqué prestano la loro voce di puro cristallo i controtenori Vince Yi e Christophe Dumaux mentre per i due protagonisti principali Sellars ha a disposizione due giovani di cui non si sa se ammirare di più la presenza vocale (ma non pretendiamo da loro lo stile barocco in questo contesto) o quella scenica, tanto essi vivono il ruolo con sensibilità. Julia Bullock e Noah Stewart sono per di più entrambi fisicamente attraenti e le nitidissime immagini dell’alta definizione non fanno che esaltare la loro bellezza. Ma tutti sembrano belli nella magnifica ripresa video dello spettacolo.

Il giovane Teodor Currentzis dall’inedita acconciatura a codini dirige l’Orchestra Musica Æterna dell’Opera di Perm in questa eclettica partitura.

Momento di altissima intensità emotiva è quello alla fine della prima parte (finale atto II) dopo lo sterminio degli indiani da parte degli spagnoli, quando il magnifico coro a occhi chiusi dipana a cappella i dolenti contrappunti del salmo 102:1. È questo il momento che ha turbato parte del pubblico madrileno della rappresentazione del 5 novembre 2013 che però alla fine tributa intense ovazioni a tutti.

(1) “Blow up the trumpet in Sion”, “Hear my prayer, O Lord”, “O Lord, rebuke me not”, “O sing unto the Lord”, “Remember not, Lord, our offences”, “With sick and famish’d eyes”.

(2) “If grief has any pow’r to kill”, “I love and I must”, “Not all my torments can your pity move”, “O solitude, my sweetest choice”.

(3) Bonduca, Circe, Œdipus, The Fairy-Queen.

 

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