Il Giasone

Généérale 23-01-17

Francesco Cavalli, Il Giasone

★★★☆☆

Ginevra, Opéra des Nations, 25 gennaio 2017

(live streaming)

Il Giasone rimaneggiato di Alarcón

In attesa che terminino i lavori di restauro del Grand Théâtre, la stagione lirica della città di Ginevra continua all’Opéra des Nations, teatro provvisorio in legno, dove viene presentata «une version remaniée», come è il suo solito fare, da Leonardo García Alarcón del Giasone di Cavalli. Nel suo adattamento il testo è ampiamente scorciato, ne sopravvive meno della metà, e due personaggi vengono eliminati. Ai suoi tempi la rappresentazione dell’opera di Cavalli, la più popolare del ‘600, poteva durare un’intera giornata, qui anche con i consistenti tagli, supera le tre ore. Ma il ritmo accelerato della squinternata vicenda qui prende toni farseschi sottolineati dalla regia affidata, come quella di Anversa ora in DVD, a una donna, Serena Sinigaglia. Forse la sensibilità femminile meglio di adatta a trattare il sensuale erotismo che pervade tutta l’opera. Fatto sta che qui è tutto uno sbottonarsi, un mostrare petti nudi, calare le brache, simulare goffi amplessi.

Le tragicomiche vicende dell’eroe della Colchide, diviso tra l’amore per Medea e quello per Isifile, sono riassunte nel duetto tra la nutrice Delfa e il confidente Oreste:
Oreste Ma dimmi in cortesia di tua signora la ventura e ‘l nome.
Delfa Diciam, tu della tua, io della mia. La mia nacque regina.
Oreste Andiam del pari.
Delfa Medea si noma.
Oreste Isifile s’appella.
Delfa Ama la mia Giason.
Oreste La mia l’adora.
Delfa La godé.
Oreste L’impregnò.
Delfa Partorì.
Oreste La lasciò.
Delfa Lo seguì.
Oreste Lo trovò, ma tradita dolente erra per queste piagge poco men che furente.

La scena unica è costituita da un mucchio di rocce con nuvole e siepi verdi disegnate su cartone che suggeriscono i vari ambienti: la marina, il giardino, il paesaggio di campagna, la «stanza degli incanti» di Medea, il recinto del castello, le grotte d’Eolo, il porto di mare, il bosco fiorito, il palazzo con rovine. I costumi di Ezio Toffolutti attingono a varie epoche: dai completi coloniali al marinaretto Querelle de Brest di Giasone agli abiti della maga Medea – con gran utilizzo di gommapiuma per l’Amore nudo o per l’Ercole, fatiche tatuate sul corpo ipertrofico.

Alla testa della Cappella Mediterranea Alarcón, habitué di Cavalli (L’ElenaEliogabalo,  L’Erismena), dirige con verve questo suo adattamento e in scena ottimi interpreti, ahimè nessuno di lingua italiana e si sente, danno vita ai numerosi personaggi della vicenda. Valer Sabadus, un altro assiduo di questo repertorio, presta il suo prezioso stile al carattere inconcludente del titolo a fianco della corposa Medea di Kristina Hammarström, dalla voce di velluto e dal bel temperamento. Isifile si ritrova nella figura e nella vocalità luminosa di Kristina Mkhitaryan, nel prologo anche Sole. Due cantanti di lunga carriera si spartiscono i ruoli di Oreste e Giove, Willard White, ed Egeo, un Raúl Giménez che tramuta ogni suo intervento vocale in canto flamenco. Con Dominique Visse abbiamo la parodistica nutrice Delfa e il cruccioso Eolo. Spigliata Alinda è Mariana Flores, ma anche negli altri ruoli sono impiegati efficaci professionisti.

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