TEATRINO DI VILLA ALDROVANDI-MAZZACORATI

Teatrino di Villa Aldrovandi-Mazzacorati

Bologna (1763)

80 posti

Celato nell’ala sinistra della Villa Aldrovandi Mazzacorati, il suo teatro è un raro esempio di teatro privato suburbano pervenutoci. Espressione della vivacità culturale del secolo dei lumi, il teatrino venne realizzato per volontà del conte Giovan Francesco Aldrovandi, attore dilettante, commediografo, brillante libertino e  Pastore Arcade col nome di Teseio Diodoro. L’inaugurazione avvenne il 24 settembre 1763 con la tragedia Alzire di Voltaire tradotta da Vincenzo Fontanelli, esponente della corte degli Estensi di Modena e suocero del proprietario, e recitata dagli stessi nobili.

Su una planimetria rettangolare, due ordini di balconate si svolgono con andamento ininterrotto ad U. La raffinatezza dell’ambiente è conferita dalla delicatezza dei colori pastello degli affreschi e dai corpi sinuosi di venti tra telamoni e cariatidi che sorreggono le balconate. Nelle mani di queste figure si appoggiavano lanterne, ghirlande di fiori, ramoscelli o festoni in occasione di particolari festeggiamenti. Ogni scultura, la cui parte terminale è a forma di tritone, è diversa dall’altra e quattro di quelle che terminano una colonna, hanno un cesto posato sulla testa, forse per essere riempito con frutta e frasche. La balconata superiore presenta una porta che collegava con le stanze private della famiglia, ma ora questo collegamento non è più possibile poiché la ricostruzione dell’ala laterale, resasi necessaria dopo la guerra in seguito a danni subiti dai bombardamenti aerei, ha dissestato il pavimento ricostruito, sopraelevandolo di qualche metro e rendendo così quasi inaccessibile la balconata. Le pareti laterali della platea sono affrescate a trompe l’œil con putti e ghirlande per suggerire l’impressione di essere in un giardino fiorito, mentre le due pareti laterali, di fondo, rappresentano scene di caccia tanto in voga nel ‘700. Le pareti delle due balconate superiori sono invece abbellite da affreschi in pieno stile neoclassico, imperiale: è tutto un susseguirsi di puttini che campeggiano entro medaglioni con nodi d’amore.

 

Dopo il 1824, la Villa rimase chiusa per alcuni anni poi passò a Giuseppe Mazzacorati che non apportò modifiche sostanziali all’edificio, ma si limitò a fare scrivere il suo nome sul timpano e mettere le sue insegne. Alla fine del 1800 la villa venne acquistata dalla famiglia Sarti che la cedette nel 1928 ai Fasci di combattimento e la Villa venne adibita a soggiorno estivo per bambini gracili e poi in ospedale tisiatrico. Negli anni ’70 fu sede dell’anagrafe e ora la proprietaria di tutto il complesso è la Regione.

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