
∙
Claudio Monteverdi, L’Orfeo
★★★☆☆
Losanna, Opéra, 2 ottobre 2016
(registrazione video)
Et in Arcadia ego
Nel 1987 aveva debuttato proprio qui all’Opera di Losanna con Ariadne auf Naxos. Ora ritorna per l’inaugurazione della sua stagione con una regia depuratissima del primo capolavoro della storia del melodramma a 450 anni dalla nascita del suo autore. Robert Carsen affronta L’Orfeo di Monteverdi con una pulizia e un rigore («pigrizia» l’ha definita qualcuno) che ha fatto storcere il naso a chi si aspettava qualcosa di più “barocco”. Nella sua lettura dominano infatti soprattutto i colori: il rosso del Prologo, il rosa dorato dell’atto primo, il nero dell’Ade, il bianco della neve dell’ultimo atto. Nessun oggetto viene a turbare il recitar cantando se non il tappeto di fiori delle scene coi pastori, l’acqua dell’aldilà con la barca di Caronte e le scritte a caratteri cubitali sullo sfondo. Le luci radenti talora creano silhouette nere sul fondo chiaro.

Vero è che, soprattutto nella prima parte, non ci sono grandi idee. Più teatrale la seconda parte: con pochi gesti misurati ma efficaci Robert Carsen racconta la poesia dell’opera, come quando, nell’oscurità bagnata dalla nebbia degli abissi dell’Ade, Proserpina implora pietà per Euridice e si offre a Plutone sciogliendosi i capelli e lasciandosi lentamente spogliare dal suo mantello scuro. Oppure quando Apollo accompagna il figlio Orfeo nella morte con immagini di grande forza visiva. Oltre alla bellezza degli ambienti, Carsen punta a un’accurata regia di attori, trattando ogni personaggio con profonda umanità. Dalla ragazza del coro al ruolo del titolo, nessuno è lasciato solo: tutti si guardano, si toccano, si sorridono. L’altro esiste per Carsen.

Il cast non offre grandi punte di eccellenza nei personaggi principali: il tenore Fernando Guimarães è un Orfeo pallido in espressione e vocalmente con problemi di intonazione; la timida Federica Di Trapani non aggiunge molto alla poca consistenza del personaggio di Euridice; Alessandro Giangrande e Anicio Zorzi Giustiniani sono efficaci come pastori, ma il secondo manca di regalità come Apollo; Josè Maria Lo Monaco presta una voce corposa ai personaggi di Musica e Messaggera ma niente di più. Gli interpreti più intriganti li troviamo in Delphine Galou (Speranza e Proserpina) e soprattutto Nicolas Courjal, Caronte e Plutone di grande presenza scenica e vocale.

Alla guida dell’Orchestra da Camera di Losanna la lunga frequentazione ed esperienza nella musica barocca di Ottavio Dantone riescono a ottenere il meglio da una compagine non avvezza a questo repertorio. Il meglio che però non è il massimo possibile.

⸪