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Amedeo Poggi e Edgar Vallora, Brahms. Signori, il catalogo è questo!
1997, Einaudi, 567 pagine
Dopo Mozart e Beethoven il duo Poggi e Vallora prende in esame il compositore di Amburgo il cui catalogo delle opere è inferiore a quello di Beethoven, ma pur sempre ponderoso: dalla Sonata per pianoforte op. 1 in Do maggiore, completata nel 1853 quando Brahms aveva vent’anni, agli Undici Preludi e Corali per organo op.122 scritti nel 1896, un anno prima della scomparsa del compositore.
Le 152 schede hanno la struttura degli altri libri – tonalità, organico, data e luogo di composizione, edizione, incipit, note, commenti, particolarità, curiosità – e qui sono particolarmente approfondite: l’analisi della Quarta Sinfonia op. 98 occupa sei fitte pagine, quella di Ein deutsches Requiem op. 45 addirittura otto.
Anche per Brahms ci sono opere senza numero di catalogazione, debitamente considerate dagli autori che nelle appendici riportano come al solito notizie sugli ultimi mesi e sulla morte dei Brahms, una biografia essenziale e un indice delle composizioni suddivise per genere e utilmente ordinate ordinate in ordine alfabetico del titolo o dell’incipit.
La fortunata formula di Poggi e Vallora è stata ripresa nel 2001 da Claudio Capriolo e Giorgia Dolza nel loro Chopin, i cui 74 numeri di opus occupano uno smilzo libretto di 245 pagine. Da allora la formula è stata abbandonata dalla casa editrice Einaudi.
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