Deidamia

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★★★★☆

Il Maestoso, il Magnificente e il Sublime

Ultima delle 39 opere italiane di Händel, andata in scena nel 1741 su libretto di Paolo Antonio Rolli, il “melodrama” Deidamia si rifà agli eroi omerici con una trama relativamente semplice: il giovane Achille, per sfuggire alla morte predetta dall’oracolo se avesse partecipato alla guerra di Troia, è allevato sull’isola di Sciro come una fanciulla di nome Pirra dal re Licomede e si innamora di Deidamia, sua figlia. Ulisse e Fenice, ambasciatore greco, si recano sull’isola per smascherare l’eroe e convincerlo a partecipare alla guerra. Durante una caccia, Achille svela la propria identità e quando Ulisse offre in dono alle fanciulle stoffe, gioielli e armi, Achille sceglie queste ultime e lascia Deidamia per seguire i greci alla guerra.

Il tono dell’opera è leggero e coerente con la morale cantata in coro alla fine dell’opera: «Non trascurate, amanti, / gl’istanti del piacer: / volan per non tornar».

Come è stato osservato «Le ultime opere di Handel hanno una prospettiva diversa, e anche un diverso stile musicale da Giulio Cesare o da Alcina, così come gli ultimi quartetti di Beethoven sono diversi da quelli dell’op. 59. Il confronto non è azzardato: le ultime opere di Handel sono meno dirette ed estroverse delle prime. La stessa cosa si potrebbe dire degli ultimi oratorii in confronto ai primi» (Donald Burrows).

Lo smisurato palcoscenico del Muziektheater di Amsterdam è l’ideale per accogliere l’ariosa e coloratissima scena di Paul Steinberg che rappresenta la superficie del mare in cui appare all’inizio un sottomarino che trasporta Ulisse, sotto le mentite soglie di Antiloco, e Fenice. Ma c’è posto anche per la silhouette dell’opera di Sydney, quasi balena dalle fauci spalancate, e per un’isola con palma incorporata in questa produzione del 2012 della Nederlandse Opera. Durante le arie e i da capo la regia di David Alden si sfoga in azioni coreografiche, di Jonathan Lunn, o sceniche spiritose anche se non sempre di buon gusto e talora inutili (come la quasi onnipresente finta violoncellista), ma nel complesso si tratta di una messa in scena ironica e divertente.

Sally Matthews è una Deidamia di gran bella presenza, ha una voce dal timbro vellutato, ma non lesina le acrobazie vocali quando è ora. Ottimo il soprano Olga Pasichnik come Achille. Completa il terzetto di voci femminili l’Ulisse di Silvia Tro Santafé eccellente per la sicurezza della sua vocalità. Ineguale e manierata invece la Nerea di Veronica Cangemi. Il basso Umberto Chiummo e il baritono Andrew Foster-Williams da parte loro disegnano con una spiccata caratterizzazione i ruoli di Licomede e Fenice rispettivamente.

Punto di eccellenza della produzione è la partecipe direzione di Ivor Bolton alla guida del Concerto Köln, una delle migliori orchestre barocche in giro.

Il blu-ray esalta l’immagine in alta definizione e i colori luminosi e iperrealisti della scenografia e dei costumi. Sottotitoli in italiano? Neanche per sogno.

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