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Federico Moreno Torroba, Luisa Fernanda
★★★★☆
Madrid, Teatro Real, luglio 2006
(registrazione video)
L’ultima romantica zarzuela grande
Dalla prima del 26 marzo 1932 al Teatro Caldeón di Madrid, Luisa Fernanda è andata in scena più di diecimila volte! I librettisti Federico Romero e Guillermo Fernández Shaw hanno fornito i testi di oltre 70 delle più importanti opere del novecento spagnolo, ma qui i loro personaggi si muovono con agio tra la sofisticata capitale e la semplice vita agreste, tra aneliti romantici e ripiegamenti melanconici, tra commedia elegante e aspirazioni rivoluzionarie.
La vicenda, ambientata nel 1868 allorquando il regime di Isabella II di Castiglia è minacciato da movimenti rivoluzionari repubblicani, è pretesto per una serie di momenti musicali e arie seducenti in cui la vena melodica la vince su sottigliezze armoniche e complessità compositive – l’orchestra quasi sempre si limita a raddoppiare con i suoi strumenti la linea di canto. Pur ridotti, i dialoghi parlati sono preminenti e in un certo modo rendono ancora più attese le suadenti melodie.
Atto I. Nella Plazuela de San Javier, la vita ruota intorno alla locanda gestita da Mariana. Luisa Fernanda, una bella e giovane ospite della locanda, è da tempo innamorata di Javier, un soldato che si considera il suo fidanzato, ma che viene a trovarla sempre meno, soprattutto dopo la sua promozione a colonnello. In un momento in cui Luisa Fernanda è andata in chiesa, appare Javier, solo per essere rimproverato da Mariana per la sua informalità. Come se non bastasse, Aníbal, un altro ospite della locanda, le fa un entusiastico ma sconclusionato discorso liberale, ideologia di cui è un fervente seguace. Quest’ultima conversazione finisce quando Aníbal si rende conto che la duchessa Carolina, che vive di fronte alla locanda e ha un’ideologia dichiaratamente monarchica, è alla finestra e potrebbe sentirli. Mariana preferirebbe che Luisa Fernanda, invece di continuare a seguire Javier, si occupasse delle richieste di Vidal Hernando, un ricco possidente dell’Estremadura che la desidera, anche se è molto più vecchio di lei. Luisa Fernanda non cede e dice a Vidal che è innamorata di un altro uomo. Vidal non perde la speranza e quando apprende da Aníbal che Javier potrebbe abbracciare la causa liberale, si dichiara monarchico, meno per convinzione personale che per inimicarsi il suo antagonista. Javier ritorna di nuovo alla ricerca di Luisa Fernanda, ma incontra Carolina che, con le sue arti e il suo fascino, lo allontana da Luisa e lo attrae alla causa monarchica. Nogales, Aníbal e Vidal si stupiscono di ciò, e quest’ultimo cambia prontamente idea, dichiarandosi liberale. Luisa Fernanda sviene quando lo scopre, non a causa della politica, tra l’altro.
Atto II. Sul Paseo de la Florida, vicino alla cappella di San Antonio e al chiosco di Bizco Porras, Mariana e Rosita hanno allestito un tavolo durante la festa di San Antonio. L’atmosfera è festosa, e molte giovani ragazze vengono all’eremo con l’idea di trovare un fidanzato. Javier e Carolina vi appaiono, in chiara sintonia politica e romantica. Mariana, una chafardera, non perde tempo a mettere al corrente Luisa Fernanda e suo padre, Don Florito, di questo fatto. Nel frattempo, Bizco Porras si occupa degli affari e Aníbal è di poco aiuto. La duchessa si occupa del tavolo delle offerte e cerca anche di sedurre il nuovo arrivato Vidal, per attirarlo alla sua causa monarchica. Se la cava raccontando la storia di un uomo del suo villaggio che pensava di essere una rondine e cadde da un ramo mentre cercava di volare (chi pensa di essere qualcosa che non è, si schianta). Quando Luisa Fernanda e Javier finalmente si incontrano, Javier è geloso che lei sia seduta con Vidal e il suo atteggiamento la infastidisce così tanto che rompe la loro relazione e sceglie Vidal. La situazione è tesa tra i due pretendenti. Nel frattempo, la duchessa Caroline è insoddisfatta del ricavato del tavolo, così decide di mettere all’asta un ballo con lei tra i signori presenti. Vidal vince l’asta con una forte offerta rispetto a quella precedente di Javier, ma poi cede offensivamente la danza vincente a lui. Questo ha appena fatto arrabbiare Javier, al punto che lancia il suo guanto a Vidal. Quest’ultimo lo raccoglie, ma rimanda la disputa ad un altro momento. Pochi giorni dopo c’è uno scoppio rivoluzionario, al quale partecipano Nogales, Aníbal e Vidal Hernando della parte liberale. Mariana e Luisa Fernanda sono rimaste a recitare il rosario alla locanda. Nonostante il coraggio di Vidal, i ribelli sono pochi e vengono presto sconfitti dall’esercito e Aníbal viene ferito. Javier cerca di arrestare Vidal per questi eventi, ma Luis Nogales si dichiara il capo degli insorti e viene arrestato. Luisa Fernanda vede Javier abbracciare Carolina, il che, insieme al coraggio dimostrato da Vidal, le fa finalmente accettare la sua proposta di matrimonio e trasferirsi in Estremadura.
Atto III. La Rivoluzione Gloriosa ha finalmente trionfato e l’azione si sposta a La Frondosa, la tenuta di Vidal Hernando in Estremadura, vicino a Piedras Albas (Cáceres), dove Luisa Fernanda e suo padre, così come Mariana e Aníbal, si rifugiano in attesa che le acque si calmino nella capitale. La regina è stata detronizzata. La duchessa Carolina è fuggita in Portogallo e Javier è scomparso, presunto morto nella battaglia di Alcolea. Vidal riceve complimenti e congratulazioni dai suoi contadini e c’è un grande senso di felicità nel prato. I preparativi per il matrimonio sono in pieno svolgimento e Aníbal viene mandato a prendere l’abito da sposa di Luisa Fernanda. Aníbal trova Javier vivo e lo porta nel prato. Anche se Luisa Fernanda insiste nel mantenere la sua parola e sposare Vidal, lui si rende conto che, nonostante la sincerità della sua volontà, lei non lo amerà mai veramente, poiché porta ancora nel suo cuore il vecchio amore per Javier. Vidal rinuncia quindi al matrimonio e dolorosamente permette al pentito Javier di portare finalmente via con sé Luisa Fernanda assieme al cuore spezzato di Vidal, del quale però la giovane donna non ha nulla da temere, perché “un cuore che perdona non è un pesante fardello”.
Musicalmente l’opera esprime gli ideali compositivi dell’autore, inseriti nel più ampio movimento del ‘casticismo’, il tentativo di promuovere la tradizione del nazionalismo popolare. Torroba si conferma comunque musicista internazionale: le sue melodie hanno sì la grazia dello spirito ispanico, ma anche della commedia viennese e del verismo italiano. La sua opera compositiva copre un arco temporale ragguardevole, dalla Virgen de mayo (1925) al Poeta (1980), composta alla bella età di 99 anni!
L’edizione dal teatro Real di Madrid è coprodotta con Washington e Los Angeles e porta le firme del regista Emilio Sagi, del direttore Jesús López Cobos e tra gli interpreti c’è un tale Plácido Domingo, i cui genitori parteciparono alle tournées che Torroba condusse nelle americhe negli anni ’30 e ’40.
Di ottimo livello gli interpreti: Mariola Cantarero (Duchessa Carolina), Nancy Herrera (Luisa Fernanda), José Bros (Javier Moreno), Raquel Pierotti (Mariana), ma l’attenzione è tutta puntata sulla star assoluta, quel Plácido Domingo che torna alle origini regalando al pubblico di Madrid la sua lussuosa giovanile presenza e la sua voce ancora gloriosa. Elegantissima la regia di Sagi, che si avvale di una scenografia tutta in bianco e nero come i costumi di Pepa Ojanguren.
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- Luisa Fernanda, Chichon/Livermore, Madrid, 10 febbraio 2020
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