Die schweigsame Frau

Richard Strauss, Die Schweigsame Frau

diretta da Wolfgang Sawallisch

messa in scena di Günther Rennert

1971, Nationaltheater, Monaco di Baviera

La morte di Hugo von Hofmannsthal nel luglio 1929 per Richard Strauss fu un tale colpo che il musicista arrivò al punto di considerare conclusa la sua carriera operistica. Due anni dopo però aveva ripreso la ricerca di qualcuno che sapesse «scrivere un libretto adatto alla scena, di notevole valore letterario e, non meno, che si prestasse alla musica. Io ho fatto l’occhiolino ai migliori poeti tedeschi, perfino a D’Annunzio, e sono entrato in trattative con loro ripetutamente», scriveva Strauss che incontrò poi casualmente Stefan Zweig a cui fece chiedere quasi per scherzo se avesse un soggetto da proporgli e lo scrittore, lusingato, non perse l’occasione suggerendogli la commedia Epicoene, or The Silent Woman (1610) di Ben Jonson.

Strauss accettò prontamente e così nacque l’opera comica in tre atti Die schweigsame Frau (La donna silenziosa) che andò in scena il 24 giugno 1935 alla Staatsoper di Dresda diretta da Karl Böhm con Maria Cebotari, Erna Sack e Kurt Böhme. Il nome di Zweig all’ultimo momento fu cancellato dai manifesti in quanto ebreo e l’opera non arrivò alla terza replica. Venne data invece alla Scala nel 1936 diretta da Gino Marinuzzi con buon risultato critico ma scarso favore del pubblico a causa della eccessiva complessità e lunghezza.

Nel 1959 Die schweigsame Frau fu eseguita a Salisburgo con un cast notevole (Hotter, Wunderlich, Guden, Prey) e Böhm sul podio, che però tagliò ben 45 minuti di musica. In quanto a tagli non fu da meno Sawallisch in questo live televisivo del 1971, registrato poi su CD con Kurt Böehme invece di Kurt Moll. Martha Mödl e Reri Grist sono le due principali interpreti femminili.

Atto I. Primo giorno. L’opera inizia con le manifestazioni di fastidio mostrate da Sir Morosus nei confronti della sua governante la quale lo ha svegliato con i suoi rimbrotti rivolti al barbiere venuto a radere il padrone di casa. Sir Morosus è infatti un anziano capitano in pensione che, in seguito a un’esplosione a bodo della nave che comandava, ha subito gravi danni all’udito e da allora prova fastidio verso i rumori. La governante, che vorrebbe farsi sposare da Sir Morosus, vorrebbe che il barbiere convincesse il padrone a sposarla, ma questi consiglia invece il capitano di licenziare la vecchia governante e sostituirla con una moglie giovane e taciturna. Giunge all’improvviso Henry, il nipote prediletto di Sir Morosus, di cui non si avevano più notizie. Henry chiede allo zio di essere ospitato con la moglie Aminta e una coppia di amici ed è accolto dapprima con grande disponibilità dallo zio, il quale tuttavia cambia opinione quando scopre che Henry è entrato in una compagnia teatrale, ha sposato un’attrice e vorrebbe trasformare in un teatro la tranquilla abitazione dello zio. Indignato, Sir Morosus scaccia Henry da casa e incarica il suo barbiere di cercargli una moglie silenziosa. Il barbiere confida i progetti del vecchio al nipote: verrà presentata allo zio una donna silenziosa e taciturna, ma questa si trasformerà in una furia dopo il matrimonio. Atto II. Secondo giorno. Il barbiere presenta al capitano tre candidate al matrimonio: la rozza Carlotta, l’altezzosa e istruita Isotta, la modesta e taciturna Timidia. Si tratta in realtà di tre attrici della compagnia; in particolare Timidia, che conquista immediatamente il cuore di Sir Morosus, non è altri che Aminta, la moglie di Henry. L’ignaro Sir Morosus ordina al barbiere di convocare immediatamente anche un prete e un notaio; dopo la venuta di costoro, anch’essi attori della compagnia, il matrimonio viene celebrato con una rumorosa cerimonia alla quale partecipano anche vicini di casa e marinai. Il marito è esausto. Entra ora in azione la sposina la quale si trasforma in una aggressiva e rumorosa megera. Appare il nipote Henry che riesce a calmare Aminta/Timidia e promette allo zio che farà di tutto per domare la moglie ribelle. Mentre lo zio sta riposando, Henry e Aminta si abbracciano felici. Atto III. Terzo giorno. Sir Morosus è ancora alle prese con Aminta/Timidia. Il pover’uomo è stordito dal rumore fatto dagli artigiani chiamati dalla moglie per ristrutturare la casa, da un pianista e un insegnante di canto per far pratica musicale. Infine giungono un giudice e due avvocati, in realtà anch’essi due commedianti, che Henry ha assunto per iniziare le pratiche per il divorzio. Viene alla luce anche un amante di Aminta/Timidia (lo stesso Henry); ma anche questa circostanza non è ammessa fra le cause di divorzio in quanto nel contratto di matrimonio non era stata prevista nessuna clausola riguardante l’illibatezza della moglie. Sir Morosus è prossimo a un esaurimento nervoso. Intervengono a questo punto Henry e Aminta che, chiedendo perdono al capitano, gli rivelano l’inganno. Il capitano li perdona con una risata liberatoria e nomina Aminta ed Henry suoi eredi. Tutti escono dalla scena e, nel silenzio della scena finale, Sir Morosus conclude con un monologo finale: «Wie schön ist doch die Musik – aber wie schön erst, wenn sie vorbei ist!» (Come è bella la musica, ma come è ancora più bella quando è finita!).

In quest’opera sulla vecchiaia, quasi un Don Pasquale, Strauss adotta un linguaggio riccamente melodico, dalla strumentazione trasparente e facendo un uso sapiente della citazione musicale e della parodia stilistica, con una scrittura magistrale del canto di conversazione e dei numeri di assieme. Il compositore aveva settant’anni quando scrisse questa Die schweigsame Frau, che avrebbe potuto essere l’ultimo lavoro della sua vita. Ne scriverà invece ancora quattro, e questa rimarrà ingiustamente negletta.

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