Platée

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Jean-Philippe Rameau, Platée

★★★★☆

Vienna, Theater an der Wien, 14 dicembre 2020

(video streaming)

Body shaming alla Fashion Week

L’Olimpo godereccio di Jean-Philippe Rameau non ha nulla da invidiare a quello di Offenbach, neppure nella musica: i minuetti del Grand Siècle sono altrettanti irresistibili dei galop del Second Empire.

Nel 2014 a 250 anni dalla morte del compositore francese Rober Carsen aveva allestito una versione irriverente di Platée ambientata nel mondo della moda. Sul podio in sostituzione di William Christie indisposto ci fu allora Paul Agnew, l’indimenticato interprete di Platée della produzione Minkowski/Pelly del 2000. Ora lo spettacolo, con alcuni cambiamenti di cast e Christie tornato alla guida de Les Arts Florissants, dopo essere stato all’Opéra Comique viene ripresentato a Vienna, ma a teatro chiuso e senza pubblico per la pandemia e quindi registrato e trasmesso in streaming sulla televisione tedesca.

Delle origini batraciane della ninfa qui c’è solo la crema verde sul viso mentre esce in accappatoio dalla spa dell’hotel in cui alloggiano le firme della haute couture. Tra i clienti si vedono infatti i visi noti di Anna Wintour e Hamish Bowles, Giove è Karl Lagerfeld (le cui folgori sono i lampi del flash), Giunone è Coco Chanel, e non manca una scatenata Donatella Versace mentre nella Folie si riconosce Lady Gaga. L’ambientazione di Gideon Davey fa a meno della palude inserendo i personaggi in lussuosi interni luccicanti e dal pavimento a specchio.

La diversità della ninfa qui sta nelle sue proporzioni oversize – impensabili nel mondo della moda dove l’anoressico è lo stile imperante – oggetto della crudele burla ai suoi danni. L’umiliazione, il body shaming, sono sempre state fonte di umorismo, che qui Carsen utilizza come mezzi espressivi assieme agli eccessi di vanità e consumismo (quante shopping bag di Chanel in giro!) che vuole prendere in giro. La satira è pungente, ma manca l’emozione. Quella è riservata al finale, con il povero cantante en travesti lasciato in mutande e reggiseno su un corpo che non nasconde le sue ballonzolanti rotondità. Il tenore Marcel Beekman si è gettato coraggiosamente a capofitto nella creazione di una Platée grottesca e stravagante perfettamente coerente con il tono della produzione. La tecnica vocale e lo spirito di autoironia gli permettono di mantenere il gioco in un ruolo impietoso e impegnativo essendo quasi sempre presente in scena.  Spigliati e vocalmente a loro agio sono gli altri interpreti: Emmanuelle de Negri (Amour, Clarine); Jeanine de Bique (una Folie forse non abbastanza folle); Emilie Renard (Junon); Cyril Auvity (Thespi, Mercure); Edwin Crossley-Mercer (Jupiter) e Podraic Rowan (Momus).

Allo scanzonato umorismo dello spettacolo danno un loro contributo le coreografie di Nicolas Paul che utilizzano vari stili moderni, dalla break-dance al vogueing. Divertito e vocalmente preciso come sempre l’Arnold Schoenberg Chor. Della direzione di William Chirstie non c’è da dire nulla che non sia già stato detto nel passato a sua lode.

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