Straszny dwόr

    

Stanisław Moniuszko, Straszny dwόr (Il castello dei fantasmi)

★★★☆☆

Poznań, Sala dell’Accademia di Educazione Fisica, 9 luglio 2021

(video streaming)

Moniuszko LGBT+

È nuovamente operavision a riproporre la lepida opera di Moniuszko: dopo la produzione di Varsavia del 2015, Il castello dei fantasmi questa volta è montato a Poznań – ed è la 1056a rappresentazione del lavoro in questa città.

L’idea registica dello spettacolo ha vinto la undicesima edizione dello European Opera-directing Prize: «la regista italiana Ilaria Lanzino e lo scenografo tedesco Leif-Erik Heine hanno conquistato il cuore della giuria con il loro concetto creativo che bilancia tradizione e modernità. A prima vista, l’opera può sembrare polverosa, con il suo conflitto palese tra le aspirazioni patriottiche e il desiderio di una tranquilla vita domestica e matrimoniale, eppure Lanzino è convinta che Il castello dei fantasmi sia all’altezza anche dei valori e dei gusti di oggi. La nuova produzione all’Opera di Poznań risponde alle domande su come la storia delle belle fanciulle di Kalinowo possa essere raccontata nell’era degli appuntamenti al buio e dei social network. Che cos’è Il castello dei fantasmi oggi? Una semplice raccolta di temi melodiosi? O un’opera che ci informa ancora su noi stessi? È possibile combinare le due cose? Cambiare punto di vista, abbandonare le abitudini e coniugare storia e modernità?» ci si chiede nella presentazione. La risposta sarà positiva.

L’interpretazione della regista Ilaria Lanzino è piena di comprensione per tutti i personaggi dell’opera. La scena in cui Zbigniew e Stefan giurano di non sposarsi mai è percepita dal regista come un momento di radicalizzazione dopo il trauma della guerra: gli uomini che hanno perso tutto diventano diffidenti, chiusi al mondo e chiusi nella storia. Le donne sono diverse, tutto indica che le donne non si sono fermate al loro ruolo, sono libere, forti, emancipate e capaci di godersi la vita cercando un partner per costruire un mondo più aperto. Un mondo in cui c’è posto anche per il travestito Damazy, l’antagonista nella versione originale, un personaggio che rappresenta tutto ciò che era antipatriottico all’epoca. Nel nuovo mondo Damazy non è cattivo, è semplicemente diverso e merita lo stesso rispetto e accettazione di tutti gli altri. Il messaggio dell’opera è di conoscere l’altro senza pregiudizi. E allora una femminista, una persona LGBT+, un patriota, un veterano, un soldato diventeranno semplicemente esseri umani, dei quali ci si può anche innamorare.

Sventolare in scena la bandiera arcobaleno in una nazione che ha istituito le “Strefy wolne od LGBT “ (zone zone libere da LGBT) durante l’esecuzione di quella che in Polonia è considerata l’opera nazionale, è stato un atto di coraggio e di sfida da parte della regista italiana che il pubblico più giovane ed aperto ha compreso ed apprezzato: «Questa nuova interpretazione dice molto di noi [polacchi]. L’occhio fresco della regista, la mancanza di automatismi nella sua percezione della storia, l’introduzione dell’universalismo al posto del messianismo ne fanno una delle produzioni d’opera più audaci e interessanti che siano state messe in scena a Poznań negli ultimi anni» scrive Aleksandra Kujawiak. Che poi la regia contenga certe ingenuità o incoerenze (invece della cera per la divinazione nel secondo atto le ragazze trafficano con la… ceretta per la depilazione di Damazy; il primo atto è in costumi medievali con complesse armature e un paesaggio di rovine, gli altri in costumi moderni e in una ambientazione coloratissima), ciò non toglie importanza all’operazione. «Questa rappresentazione de Il castello dei fantasmi ha cessato di essere una raccolta di melodie patriottiche vicine al cuore ed è diventata argomento di discussione sui valori tradizionali» ammette Wojciech Giczkowski del “Teatralna Warszawa”.

Un altro italiano coinvolto in questa operazione è Marco Guidarini alla testa dell’orchestra del Wielki di Poznań che deve fare i conti con la cattiva acustica della sala (il teatro è chiuso per restauri fino alla primavera del 2023) e un’orchestra che non sembra ai massimi livelli. Con la sua concertazione il direttore sembra accentuare il tono operettistico della partitura, così le facili melodie appaiono ancora più “facili” e la strumentazione non di grande eleganza.

Dei cantanti, sconosciuti al di fuori dei confini polacchi, si fanno notare lo Stefan di Piotr Kalina, voce generosa e bello squillo, timbro robusto, musicalità e a suo agio sia nei momenti lirici che in quelli eroici, e la Hanna di Ruslana Koyal, espressiva e agile al tempo stesso in un ruolo molto impegnativo che deve molto al bel canto italiano.

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