
★★★☆☆
L’unicum operistico di Beethoven
In forma di singspiel su libretto di Joseph Sonnleithner, Fidelio o l’amore coniugale è tratto da quel Léonore ou l’amour conjugal (1798) di Jean-Nicolas Bouilly basato sulla vicenda vera di una donna che nella Spagna del XVI secolo si era travestita da uomo per salvare il marito dalla prigione. La stessa storia era stata la base per i libretti delle opere di Gaveaux (Léonore, 1798), Paer (Leonora, 1804) e Mayr (L’amore coniugale, 1805)
Viene rappresentata la prima volta il 20 novembre 1805 in tre atti col titolo Fidelio oder Die eheliche Liebe e l’ouverture conosciuta come “Leonore 2” (op. 72) di circa 14 minuti (1) dinanzi a un pubblico speciale: gli ufficiali napoleonici che in quei giorni occupano Vienna! Non c’è da stupirsi se non è un gran successo.
Poco dopo Beethoven ne appronta una versione in due atti, su libretto ridotto da Stephan von Breuning, che debutta l’anno dopo col titolo Leonore oder Die eheliche Liebe, preceduta dall’ouverture “Leonore 3” in Do maggiore (op. 72a), di circa 16 minuti.
Col titolo Fidelio l’opera è ripresentata nel 1814 in una terza versione riveduta sia nel testo da Georg Friedrich Treitschke sia nella musica e preceduta dalla pimpante ouverture in Mi maggiore, meno di sette minuti, con cui viene comunemente eseguita oggi. (2)
Atto primo. In una prigione Marcellina, la figlia del carceriere Rocco, è corteggiata da Jaquino, che non vuol capacitarsi dell’improvviso mutamento dei sentimenti della fanciulla. Marcellina infatti non lo prende più in considerazione da quando ha cominciato a lavorare nel carcere Fidelio di cui si è innamorata. Questi è in realtà Leonora, moglie di Florestano, che per ritrovare il marito misteriosamente scomparso va a cercarlo nel carcere governato dal suo peggior nemico, Pizarro, e per penetrarvi ha dovuto travestirsi e conquistarsi la fiducia del carceriere Rocco. Entrano Rocco e Leonora/Fidelio, il cui zelo viene inteso dal padre di Marcellina come un segno d’amore per la figlia. Rocco raccomanda a Marcellina e Fidelio, che considera promessi sposi, di badare anche al denaro, sempre necessario, e accoglie con fiducia e favore la proposta di Fidelio di aiutarlo nei lavori più pesanti del carcere, anche nei sotterranei (dove Leonora ha il sospetto che possa trovarsi il marito Florestano). Al suono di una marcia entra Pizarro, che riceve una lettera in cui viene avvertito dell’imminenza di una ispezione. Pizarro decide di uccidere il prigioniero nascosto nei sotterranei e pregustando la vendetta chiede a Rocco di fargli da sicario e, allo sdegnato rifiuto del vecchio carceriere, gli ordina di preparare la tomba per il misterioso prigioniero del sotterraneo, che egli stesso ucciderà. Leonora, che ha ascoltato di nascosto il loro dialogo, inorridisce per i propositi di Pizarro; ma si sente rasserenata dalla speranza. Convince poi Rocco a concedere ai prigionieri di uscire dal carcere i prigionieri, felici di respirare finalmente l’aria libera. Pizarro è furioso per l’iniziativa di Rocco, e fa di nuovo chiudere i prigionieri, che si congedano mestamente dalla luce del sole.
Atto secondo. Florestano è incatenato in un oscuro carcere sotterraneo, ma è serenamente consapevole di aver fatto il proprio dovere e in una visione Leonora come un angelo lo conduce alla libertà. Sopraggiungono Rocco e Leonora/Fidelio per preparare la tomba come ha ordinato Pizarro. Florestano si riprende, interroga Rocco e viene riconosciuto da Fidelio, che ancora non può rivelarsi; ma ottiene di dargli il conforto di un po’ di pane e di vino. Florestano può solo promettere una ricompensa in un mondo migliore. Giunge Pizarro per compiere l’assassinio, e si rivela a Florestano prima di colpirlo. Ma Leonora si interpone e a sua volta si fa riconoscere. Superata la sorpresa, Pizarro vorrebbe uccidere lei insieme con Florestano; ma è fermato da Leonora che lo minaccia con una pistola. Si odono intanto gli squilli di tromba che annunciano l’arrivo del ministro. Pizarro, seguito da Rocco, deve andare a riceverlo; erompe la gioia di Leonora e Florestano, Nel finale, nel cortile del carcere, Don Fernando, il ministro, annuncia un messaggio di libertà e fratellanza. Rocco richiama la sua attenzione sulla sorte di Florestano, che Fernando riconosce con stupore. Pizarro è arrestato e a Leonora stessa tocca il compito di togliere le catene al marito. Coro e solisti partecipano alla gioiosa celebrazione finale.
Caratteristica della partitura di Fidelio è la potente progressione che dall’inizio conduce alla fine: «Comincia come un’amabile opera comica, si trasforma in seguito in un dramma commovente, si sviluppa fino alla suprema tensione tragica e si risolve infine nel commosso splendore di un magnifico inno di esaltazione umanitaria e religiosa.» (Maurice Kufferath)
Questa edizione dell’Opera di Zurigo del 2004 è diretta con forte senso del dramma da un Harnoncourt che si dimostra in gran forma fin dalla applauditissima ouverture. Dieci anni prima aveva già fatto scalpore la sua direzione dell’opera in forma di concerto. In questa edizione sono opportunamente molto accorciati i dialoghi parlati. L’orchestra è straordinaria nel lancinante preludio alla scena di Florestan nel carcere (che meraviglia i fiati!) e radiosamente fulgida nel finale. Peccato solo che Harnoncourt non inserisca prima della scena conclusiva l’esecuzione della “Leonora terza”, prassi inaugurata da Mahler e seguita comunemente fino a qualche decennio fa, ma ora purtroppo in disuso. Quasi intollerabilmente brusco è infatti il passaggio dal duetto appassionato dei due protagonisti alla marcetta che porta alla conclusione della vicenda. L’esecuzione in questo momento dell’ouverture “Leonora terza”, la più bella e musicalmente sviluppata di tutte, ha proprio lo scopo di ricapitolare i fatti, inserire una cesura e preparare con maggior solennità il coro finale.
Il regista Jürgen Flimm privilegia la storia d’amore coniugale a scapito di eventuali critiche sociali o politiche messe in luce da altre produzioni. Qui tutto è incentrato sui due protagonisti i cui interpreti sono entrambi eccellenti vocalmente e credibili dal punto di vista drammatico. Soprattutto Jonas Kaufmann: il «Gott!» con cui esordisce nel secondo atto viene emesso con un pianissimo appena percettibile fino ad arrivare al fortissimo con una messa di voce di una progressione impressionante. La finlandese Camilla Nylund veste molto bene i panni maschili della protagonista e vocalmente è corretta, ma non ci stava male un po’ più di passione nel tratteggiare il ruolo della moglie che supera con coraggio tante dure prove per liberare l’amato consorte. Efficace come tormentato Rocco è l’ungherese László Polgár di autorevole presenza scenica. Potente ma a tratti sforzata risulta la voce di Alfred Muff nel ruolo di Don Pizzarro, forse il cattivo più cattivo di tutta la storia dell’opera.
Il regista della ripresa video è innamorato dei primissimi piani e dei dettagli che mettono impietosamente in rilievo il trucco dei personaggi. Inoltre rovina irrimediabilmente l’effetto dell’uscita dei prigionieri dai sotterranei alla luce puntando la cinepresa nella buca orchestrale per buona parte della scena con un Harnoncourt che canta i primi versi del sublime coro. E quando finalmente la cinepresa torna sul palcoscenico i coristi sono già tutti schierati al proscenio e il mirabile coup de théatre voluto da Beethoven è andato a farsi benedire. Anche il regista Flimm manca clamorosamente alcuni momenti del dramma, quali lo svelamento di Fidelio come Leonora, un colpo di scena che passa quasi inosservato, o il rapinoso duetto «Namenlose Freude!» allorché i due personaggi cantano la gioia di avere rispettivamente «Mein Mann/mein Weib an meiner Brust» (Il mio sposo/la mia sposa sul mio petto) senza neanche guardarsi e alla distanza di quattro metri. E che dire di Jaquino che gira sempre armato di un fucile con cui alla fine abbatte Don Pizzarro che scappa? O della pistola con cui Marzelline alla fine tenta di suicidarsi? Se aggiungiamo svariati coltelli e pugnali, sono molte le armi che circolano in questa produzione.
Tre tracce audio, nessun extra e sottotitoli in italiano seppure con alcuni svarioni.
(1) L’ouverture “Leonore 1” (op.138), di circa 9 minuti, non fu mai utilizzata allo scopo cui era destinata.
(2) Ecco uno schema della struttura delle tre versioni.
Prima versione (1805), Fidelio oder die eheliche Liebe, Joseph Sonnleithner, 3 atti
Ouverture “Leonore 2”
Atto I
1) aria «O wär’ ich schon mit dir vereint» (Marzelline)
2) duetto «Jetzt, Schätzchen, jetzt sind wir allein» (Jacquino/Marzelline)
3) terzetto «Ein Mann ist bald genommen» (Rocco/Ja/Marzelline)
4) quartetto «Mir ist so wunderbar» (Marzelline/Leonore/Rocco/Jacquino)
5) aria «Hat man nicht auch Gold beineben» (Rocco)
6) terzetto «Gut, Söhnchen, gut» (Rocco/Leonore/Marzelline)
Atto II
7) Marcia
8) aria «Ha! Welch ein Augenblick!» (Pizzarro)
9) duetto «Jetzt, Alter, jetzt hat es Eile!» (Pizarro/Rocco)
10) duetto «Um in der Ehe froh zu leben» (Marzelline/Leonore)
11) recitativo «Ach, brich noch nicht, du mattes Herz!» e aria «Komm, Hoffnung, laß den letzten Stern»(Leonore)
12) coro «O, welche Lust!» e finale (tutti)
Atto III
13) recitativo «Gott! Welch Dunkel hier!» e aria «In des Lebens Frühlingstagen» (Florestan)
14) melodram «Wie kalt ist es in diesem unterirdischen Gewölbe!» e duetto «Nur hurtig fort, nur frisch gegraben» (Leonore/Rocco)
15) terzetto «Euch werde Lohn in bessern Welten» (Florestan/Rocco/Leonore)
16) quartetto «Er sterbe! Doch er soll erst wissen» (Pizzarro/Florestan/Rocco/Leonore)
17) recitativo «Ich kann mich noch nicht fassen» e duetto «O namenlose Freude!» (Florestan/Leonore)
18) finale «Zur Rache, zur Rache, zur Rache» (coro, tutti)
Seconda versione (1806), Leonore oder die eheliche Liebe, Stephan von Breuning, 2 atti
Ouverture “Leonore 3”
Atto I
1) aria «O wär’ ich schon mit dir vereint» (Marzelline)
2) duetto «Jetzt, Schätzchen, jetzt sind wir allein» (Jacquino/Marzelline)
4) quartetto «Mir ist so wunderbar» (Marzelline/Leonore/Rocco/Jacquino)
6) terzetto «Gut, Söhnchen, gut» ( Rocco/Leonore/Marzelline) ridotto
7) Marcia
8) aria «Ha! Welch ein Augenblick!» (Pizzarro)
9) duetto «Jetzt, Alter, jetzt hat es Eile!» (Pizzarro/Rocco)
3) terzetto «Ein Mann ist bald genommen» (Rocco/Jacquino/Marzelline) spostato
11) recitativo «Ach, brich noch nicht, du mattes Herz!» e aria «Komm, Hoffnung, laß den letzten Stern»( Leonore)
10) duetto «Um in der Ehe froh zu leben» (Marzelline/Leonore)
12) coro «O, welche Lust!» e finale (tutti) ridotto
Atto II
13) recitativo «Gott! Welch Dunkel hier!» e aria «In des Lebens Frühlingstagen» (Florestan)
14) melodram «Wie kalt ist es in diesem unterirdischen Gewölbe!» e duetto «Nur hurtig fort, nur frisch gegraben» (Leonore/Rocco)
15) terzetto «Euch werde Lohn in bessern Welten» (Florestan/Rocco/Leonore)
16) quartetto «Er sterbe! Doch er soll erst wissen» (Pizzarro/Florestan/Rocco/Leonore)
17) recitativo «Ich kann mich noch nicht fassen» e duetto «O namenlose Freude!» (Florestan/Leonore)
18) finale «Zur Rache, zur Rache, zur Rache» (coro, tutti)
Terza versione (1814), Fidelio, Georg Friedrich Treitschke, 2 atti
Ouverture “Fidelio”
Atto I
2) duetto «Jetzt, Schätzchen, jetzt sind wir allein» (Jacquino/Marzelline)
1) aria «O wär’ ich schon mit dir vereint» (Marzelline)
4) quartetto «Mir ist so wunderbar» (Marzelline/Leonore/Rocco/Jacquino)
5) aria «Hat man nicht auch Gold beineben» (Rocco) ripristinata
6) terzetto «Gut, Söhnchen, gut» (Rocco/Leonore/Marzelline)
7) Marcia
8) aria «Ha! Welch ein Augenblick!» (Pizzarro)
9) duetto «Jetzt, Alter, jetzt hat es Eile!» (Pizzarro/Rocco)
11) recitativo «Abscheulicher, wo eilst di hin?» diverso e aria «Komm, Hoffnung, laß den letzten Stern» (Leonore)
12) coro «O, welche Lust!» e finale (tutti)
Atto II
13) recitativo «Gott! Welch Dunkel hier!» e aria «In des Lebens Frühlingstagen» (Florestan) diversa
14) melodram «Wie kalt ist es in diesem unterirdischen Gewölbe!» e duetto «Nur hurtig fort, nur frisch gegraben» (Leonore/Rocco)
15) terzetto «Euch werde Lohn in bessern Welten» (Florestan/Rocco/Leonore)
16) quartetto «Er sterbe! Doch er soll erst wissen» (Pizzarro/Florestan/Rocco/Leonore)
17) duetto «O namenlose Freude!» (Florestan/Leonore) diverso
18) finale «Heil sei dem Tag, heil sei der Stunde» (coro, tutti) diverso
⸫
- Fidelio, Lacey/Vick, Birmingham, 11 marzo 2002
- Fidelio, Barenboim/Warner, Milano, 7 dicembre 2014
- Fidelio, Werner-Möst/Guth, Salisburgo, 13 agosto 2015
- Leonore, Jacobs, Parigi, 7 novembre 2017 (versione concerto)
- Fidelio, Fisch/Delnon, Bologna, 14 novembre 2019
- Leonore, Netopil/Niermeyer, Vienna, 1 febbraio 2020
- Fidelio, Honeck/Waltz, Vienna, 16 marzo 2020
- Fidelio, Parigi, Pichon/Teste, 1 ottobre 2021
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