★★★★☆
«Et pif paf pouf, et tara papa poum! │ Il est lui le général Boum! Boum!»
Terza produzione offenbachiana in video (2004, Theatre du Châtelet) del team Minkowski-Pelly-Thomas-Mélinand (direttore-regista-scenografa-drammaturga) dopo Orphée aux Enfers e La Belle Hélène. Ci aspettiamo almeno La Périchole fra le tante operette del Mozart degli Champs-Elysées che per ora mancano all’appello del DVD.
Minkowski recupera molti dei tagli delle vecchie edizioni e porge la fantastica musica di Offenbach con la verve che gli conosciamo. Pelly e Scozzi sono in linea con l’intelligenza e l’arguzia dimostrate nelle altre produzioni e stavolta l’adattamento dei dialoghi è più discreto.
La scena è efficacemente ambientata in un campo militare più o meno all’epoca della Prima Guerra Mondiale, mentre meno riuscita è la ricostruzione di Chantal Thomas del castello dei Gérolstein del second’atto.
Atto primo. Un accampamento militare, in campagna. Tra paesani, militari e vivandiere, il soldato semplice Fritz, fidanzato di Wanda, invita tutti a brindare e danzare. Al culmine della festa, appare il pomposo generale Boum, corteggiatore non ricambiato di Wanda, e poco dopo giunge anche il barone Puck, precettore della Granduchessa, preoccupato del disinteresse della donna per il promesso sposo, il principe Paul. I due uomini si chiedono, inquieti, se lei ami qualcun altro. Un rullo di tamburo annuncia la cerimonia: passando in rassegna le truppe, la Granduchessa rimane colpita da Fritz e lo nomina capitano. Nonostante la disapprovazione di Boum, la dama intona la canzone del reggimento insieme a Fritz. Frattanto Népomuc introduce il principe Paul, già in abito da sposo perché spera di concludere il matrimonio in giornata. Si esamina il piano di battaglia di Boum, ma Fritz, nel frattempo nominato generale, sostiene la necessità di affrontare il nemico di petto. Allora la Granduchessa lo proclama capo dell’esercito e barone, causando l’ira di Puck, Boum e Paul, poi l’armata muove contro il nemico.
Atto secondo. A palazzo. Le damigelle d’onore cantano con gioia la fine vittoriosa della breve guerra. Tutto è pronto per festeggiare il vincitore, e per l’ennesima volta la Granduchessa rifiuta di ricevere il barone Grog, che ha l’incarico dal padre di Paul di perorare la causa del figlio. Paul si unisce perciò a Boum e Puck che tracciano un piano per liberarsi del nuovo capo dell’esercito. Fritz viene accolto da un corteo giubilante e la Granduchessa, rimasta sola con lui, cerca di rivelargli il suo amore, ma egli è fermamente deciso a sposare la sua fidanzata. Li interrompe un messaggio recato da Népomuc: Fritz ha portato Wanda in città, e la notizia manda su tutte le furie la Granduchessa, che si unisce al complotto per sbarazzarsi dell’importuno mentre fervono i preparativi per le nozze.
Atto terzo. La stanza rossa, una vecchia e tenebrosa sala gotica. Scorgendo tra i congiurati Grog, e attratta dalla sua bella presenza, la Granduchessa lo riceve. Decide di sposare il principe, ma per non macchiare di sangue le proprie nozze, ella dispone che Fritz non venga assassinato, ma fatto oggetto di uno scherzo. Dame e gentiluomini si congedano da Fritz e dalla sua sposa, ma la notte va di male in peggio: dapprima Wanda è intimidita dal fascino di Fritz, poi egli è vittima dell’entusiasmo dei suoi ammiratori. Quando sembra che sia finalmente giunto il momento propizio per le effusioni, la stan- za viene invasa da ospiti vocianti: l’esercito nemico si è riorganizzato e Fritz viene richiamato al campo. Egli crede di recarsi in guerra, in realtà è scattata la beffa dei suoi avversari. Nell’accampamento militare. La corte è riunita per festeggiare i nobili sposi. Intanto Fritz è caduto vittima dello scherzo architettato da Boum, che lo ha indirizzato verso una sua amante, sapendo che invece di trovare il nemico avrebbe incontrato il bastone del marito. Fritz ricompare in condizioni pietose: ha compreso che quanto poc’anzi accadutogli è una vendetta, ma in un attimo la Granduchessa gli toglie ogni carica, attribuendole ipso facto all’avvenente barone Grog. Appreso però che questi è sposato e padre, si rassegna a che tutto rimanga com’era prima.
Da Hortense Schneider (alla prima nel 1867) a Huguette Tourangeau a Régine Crespin, il ruolo della Gran Duchessa ha sempre attirato le primedonne di temperamento e spirito ironico. Qui tocca a Dame Felicity Lott, e la scelta non potrebbe essere migliore. La Gran Duchessa del soprano inglese ha naturale eleganza e humour ed è lei che ruba la scena quando passa in rassegna i suoi adorati militari, «Ah, que j’aime les militaires! Leur uniforme coquet, leur moustache et leur plumet!», e quando ne trova uno che riesce a solleticare i suoi non sopiti sensi, senza pensarci troppo lo promuove da soldato semplice a caporale a sergente a tenente a capitano a maggiore a colonnello a generale a ministro della guerra. Di ottimo livello i comprimari: Sandrine Piau, Yann Beuron, Franck Leguérinet, François le Roux, Boris Grappe, tutti esperti di questo repertorio.
La satira antimilitarista, «Et pif paf pouf, et tara papa poum! Il est lui le général Boum! Boum!», sconosciuta ai compositori al di qua delle Alpi – il Donizetti de La fille du Régiment o il Verdi de La forza del destino – è il punto di forza del delizioso libretto dei geniali Meilhac & Halévy. Due ore e mezza di grande divertimento.
Nessun extra nei due dischi e nessun opuscolo nella confezione, se non le solite due paginette. Tre tracce audio.
⸪