
★★☆☆☆
Il Giappone di Puccini
L’idea per questa “Tragedia Giapponese” venne a Puccini dopo aver assistito a Londra alla pièce di David Belasco Madame Butterfly, a sua volta tratta da un racconto del 1898 di John Luther Long. Nonostante l’accurata documentazione sui costumi giapponesi (1) e l’astuto libretto degli inossidabili Illica & Giacosa, la prima alla Scala nel 1904 fu un fiasco che amareggiò Puccini, che però non si perse d’animo e operò un’accurata revisione dello spartito con cui appena tre mesi dopo l’opera andò in scena a Brescia ottenendo un enorme successo. Altre due edizioni seguirono (Londra e Parigi) e nel 1907 Butterfly è a New York con Caruso e la Farrar e da allora è tra le opere di Puccini più rappresentate nel mondo, subito dopo Tosca.
Atto I. La storia ha inizio a Nagasaki, agli inizi del ‘900. Pinkerton, tenente della marina degli Stati Uniti, si unisce in matrimonio a Cio-Cio-San, una geisha quindicenne. Il matrimonio si celebra secondo la legge giapponese; questo da diritto a Pinkerton di ripudiare la moglie in qualsiasi momento per sposare una donna americana. Le azioni di pinkerton sono guidate da spirito d’avventura e dalla vanità. Al contrario Cio-Cio-San – che dopo le nozze si fa chiamare Madama Butterfly – è realmente innamorata dell’ufficiale di marina. Questo amore attira su di lei l’ira dello zio bonzo, che la accusa di aver rinnegato la sua cultura e la famiglia.
Atto II. Parte prima. Poco dopo le nozze, Pinkerton torna in patria, abbandonando la giovane sposa. Nonostante l’incredulità dell’ancella Suzuki, Mutterfly è fiduciosa del fatto che suo marito tornerà da lei in primavera come da lui promesso. Nel frattempo Pinkerton si risposa con l’americana Kate. Continua tenersi in contatto con il console Sharpless, chiedendogli di spiegare a Butterfly l’accaduto. Nonostante i tentativi di Goro di trovarle un nuovo marito, Butterfly continua ad avere una fede incrollabile nella lealtà del marito. Per porre fine ai dubbi circa la fedeltà del marito, Butterfly mostra al console il figlio nato dalla seppur breve relazione con Pinkerton. Dopo tre anni Pinkerton fa ritorno a Nagasaki insieme a Kate. Butterfly chiede a Suzuki di preparare la casa per accogliere nel migliore dei modi quello che crede essere ancora il suo sposo. Parte seconda. L’attesa di Butterfly si protrae per tutta la notte. Pinkerton, messo a conoscenza dell’esistenza di suo figlio da Sharpless, si reca da Butterfly; la sua unica intenzione è di prendere suo figlio, portarlo negli Stati Uniti ed educarlo secondo gli usi occidentali. Anche il console Sharpless spinge affinchè il bambino venga affidato a Pinkerton e alla sua nuova moglie. Solo a questo punto Butterfly apre gli occhi e capisce la realtà delle cose: la sua felicità, la sua grande storia d’amore era in realtà solo un’illusione. Decide dunque di uscire di scena in silenzio, dando un’ultimo abbraccio al figlio, con il volto coperto di lacrime. Pone il bimbo in una culla di stuoia e lo benda delicatamente; seguendo un’antica usanza giapponese, si toglie la vita con un pugnale cerimoniale donatole dal padre.
Lo sterminato palcoscenico dello Sferisterio di Macerata di questa produzione del 2010 potrebbe ospitare quasi un intero villaggio giapponese, ma qui si limita alla «dimora frivola» con «pareti [che] vanno e vengono», in cui tutto «scorre […] scivola» ed è precario come i sentimenti del suo protagonista. L’annesso albero fiorito di ciliegio e le passerelle sui campi di riso sopra le quali i personaggi si muovono con i passetti e le movenze convenzionali che ci aspettiamo dai giapponesi fanno parte di una messa in scena in cui Pier Luigi Pizzi si attiene alla tradizione consolidata e più di maniera. (2)
Il caso di Butterfly, come di molte altre opere, è poi emblematico di quello che in inglese si chiama “suspension of disbelief” (sospensione dell’incredulità): qui la minuta giapponese quindicenne è interpretata da una signora torinese che ha il doppio dell’età (3) e lineamenti ‘importanti’ messi in evidenza da un trucco impietoso (sembra che la Angoletti si stia facendo una maschera al viso). Ma il fatto è che la Cio-Cio-San di Puccini richiede una cantante nel pieno delle sue qualità vocali, qualità che si acquisiscono, ahimè, solo con la maturità. Raffaella Angeletti è buona interprete, ma la voce non è sempre gradevole e il suo «Un bel dì vedremo» è un po’ troppo gridato ed è accolto infatti freddamente dal pubblico.
Anche nel Pinkerton tracagnotto di Massimiliano Pisapia è arduo riconoscere l’aitante «Yankee vagabondo», «siete alto, forte» dice Cio-Cio-San. Il cantante poi non fa nessuno sforzo per rendere il suo personaggio simpatico (perlomeno da “simpatica canaglia”) o credibile la magia del suo incontro con l’esotica fanciulla. Bella voce, ma monocorde e superficiale la recitazione. Molto meglio l’elegante e imponente Sharpless di Claudio Sgura. Insopportabile il gesticolante Goro di Thomas Morris.
Alla direzione dell’Orchestra Regionale delle Marche un Daniele Callegari che sostiene adeguatamente i cantanti lontanissimi là sulle palafitte.
Dopo il coro a bocca chiusa su un lento corteo di figure spettrali la regia propone un imbarazzante balletto in stile televisivo che vuole rappresentare il primo incontro di Pinkerton con la fanciulla giapponese. Purtroppo non è interrotto dalla pubblicità.
(1) Nel 2003 l’Opera del Popolo di Tokyo ha allestito una Butterfly depurata dai molti errori fatti dai librettisti e dal musicista nei confronti dei costumi e della lingua giapponese. I dettagli si trovano sul sito della Minna-no Opera.
(2) Molto più stimolante la versione di Damiano Michieletto che prende alla lettera l’indicazione temporale del libretto, «epoca presente», ambientando la vicenda nell’oggi dei viaggi di turismo sessuale («giocattolo» chiama Pinkerton la sposa che gli è costata «sol cento yen»).
(3) Ricordiamo la celebre battuta di George Bernard Shaw: «All’Opera il buon senso si lascia in guardaroba».
⸫
- Madama Butterfly, De Waart/Wilson, Amsterdam,18 novembre 2008
- Madama Butterfly, Steinberg/Michieletto, Torino, 6 febbraio 2014
- Madama Butterfly, Luisotti/Delbono, Napoli, 20 luglio 2014
- Madama Butterfly, Bignamini/Berloffa, Palermo, 16 settembre 2016
- Madama Butterfly, Chailly/Hermanis, Milano, 7 dicembre 2016
- Madama Butterfly, Rizzi Brignoli/Dehlholm, Bruxelles, 8 febbraio 2017
- Madama Butterfly, Pappano/Leiser-Caurier, Londra, 30 marzo 2017
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