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Hervé, V’lan dans l’œil (ou L’œil crevé)
★★★★☆
Bordeaux, Grand Théâtre, 26 gennaio 2021
(diretta streaming)
«Plaisir bien doux | quand je frappe des clous»
«Oh come godo | quando batto un chiodo» canta Fleur de Noblesse, uno dei personaggi, uno più sconclusionato dell’altro, di questa “bouffonerie musicale” che vuole parodiare nel soggetto della gara di tiro con l’arco due grandi opere serie: Der Freischütz e Guillaume Tell – quest’ultimo soprattutto sarà una miniera preziosa per il più anziano Offenbach. Ma qui neanche Il trovatore viene risparmiato, quando le note del “Miserere” accompagnano il lamento di Dindonette, l’altra coprotagonista femminile. E c’è posto anche per la Lucia di Lammermoor nei vocalizzi di Fleur de Noblesse nel secondo atto. Il libretto di Hector Crémieux è pieno di arguti doppi sensi, soprattutto per la ragazza appassionata di falegnameria (e di falegnami…) per la quale «Non importa a quale marito sono destinata, basta che pialli bene!».
Secondo lavoro di lunga durata, tre atti ben sviluppati, di Louis Auguste Florimond Ronger (Hervé) andò in scena con il titolo L’œil crevé al Folies-Dramatiques il 12 ottobre 1867, undici mesi dopo il grande successo de Les Chevaliers de la Table Ronde. Anche questa opéra-bouffe incontrò i gusti del pubblico e fu replicata 345 volte nel primo anno per poi entrare stabilmente in repertorio con molte nuove produzioni fino alla fine del secolo. Fuori della Francia conobbe una certa popolarità nell’Inghilterra che si stava appassionando per le surreali creazioni di Gilbert & Sullivan.
Fleur de Noblesse, una giovane e bella ragazza, figlia di nobile famiglia, ha due folli passioni: una per la falegnameria e l’altra per un giovane falegname del posto, Ernest. Viene organizzata una gara di tiro con l’arco in cui la sua mano sarà il premio assegnato al vincitore, così Fleur si mette al lavoro per “aggiustare” i bersagli in modo che Ernest vinca. Quando la gara ha luogo, sembra che Ernest abbia fatto centro, ma Alexandrivoire, un guardaboschi vagabondo che come Robin Hood ruba ai ricchi per dare ai poveri, si presenta e contesta il risultato. Quando tenta di colpire il bersaglio, Fleur interviene e la freccia la trafigge in un occhio. Il gendarme locale Géromé arresta Alexandrivoire e lo fa rinchiudere in una prigione, ma Dindonette, una contadina innamorata di Alexandrivoire, riesce a estrarre la freccia dall’occhio di Fleur e, dopo un certo numero di inaspettate agnizioni, tutto finisce bene per le due coppie innamorate.
Il quartetto dei due soprani (Dindonette e Fleur de Noblesse) e dei due tenori (Alexandrivore e Ernest) è particolarmente esigente nella scrittura vocale e in questo senso L’œil crevé è senza dubbio la partitura più vicina alla vecchia opera comica di Hérold e Auber, dove la scrittura musicale non rifugge dalla cantabilità italiana a lungo respiro, né dalle armonie teatralmente espressive che qui mostrano un Hervé al suo apice, un compositore irreprensibile e con un gusto comico surrealisticamente all’avanguardia.
Dopo essere stata conosciuta anche come L’œil de Mademoiselle viene ora utilizzato il titolo V’lan dans l’œil (qualcosa come Zac! Dritto nell’occhio) in questa produzione dell’Opera di Bordeaux con la Troupe Des Brigands e il Palazzetto Bru Zane, benemerito centro di studi e diffusione della musica francese dell’Ottocento. Pierre-André Weitz, lo stesso regista del riuscitissimo Les Chevaliers de la Table Ronde e del successivo Mam’zelle Nitouche, si occupa della messa in scena – regia, scenografie, costumi e luci – di questo nuovo titolo di Hervé registrato a porte chiuse e trasmesso in streaming.
Ambientato in un luna-park di paese, la strampalata vicenda procede con vivacità pur con qualche lungaggine nelle parti recitate, soprattutto per il personaggio del Bailli in cui l’interprete dilaga nei suoi interventi e ha uno stile recitativo un po’ sopra le righe (per di più la mancanza di pubblico non aiuta: senza gli spettatori è difficile dosare le gag). I numeri musicali sono resi con verve e spirito da Christophe Grapperon a capo dell’Orchestre National Bordeaux Aquitaine e in scena vi sono interpreti di cui si ammira, giustamente, soprattutto la presenza scenica. Alcuni li abbiamo già notati nelle precedenti produzioni di Weitz. Oltre a Lara Neumann (scaltra Dindonnette) e la scatenata Ingrid Perruche (Fleur de Noblesse), nel reparto maschile si segnalano Damien Bigourdan (Alexandrivoire), impegnato anche in uno jodel, un ipercinetico Pierre Lebon (Géromé), David Ghilardi (Ernest) e Flannan Obé (Marquis). Pierre-André Weitz riserva per sé la parte del Duc-d’en-Face, vecchio dalla dentiera traballante, ma non è l’unico regista a esibirsi come attore/cantante: quale esuberante Marquise de Haut-en-Truffes troviamo un divertito e divertente Olivier Py en travesti.


⸪