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Francesco Corselli, Achille in Sciro
Madrid, Teatro Real, 25 febbraio 2023
(diretta streaming)
Non un tesoro ritrovato
Prolifico autore di musica sacra – 447 tra messe, salmi, mottetti, litanie, cantate – Francesco Corselli (1705-1778) nacque a Piacenza come Francisco Courcelle, dal padre Charles Courcelle, maestro di danza della futura regina di Spagna Elisabetta Farnese, e da Juana Medard. A ventotto anni si trasferì in Spagna quale insegnante di musica per le Infante María Teresa e María Antonia di Borbone-Spagna. Con l’incendio dell’Alcázar del 1734, che causò la distruzione degli archivi musicali, il musicista si trovò a dover fornire alla Cappella Reale gran copia di composizioni religiose sia di propria mano sia di altri: spagnoli, come Torres e Terradellas, o italiani, come Porpora, Scarlatti e Durante.
Il fallimento della compagnia italiana che si esibiva al Teatro de los Caños del Perral fu l’occasione per la formazione di una compagnia spagnola per l’esecuzione di opere italiane tradotte. Nacquero così le prime opere teatrali del Corselli, che ebbero il massimo successo. Come Farnace (1739) scritto in occasione del matrimonio dell’Infante Filippo I di Parma con Luisa Elisabetta di Borbone-Spagna, o la successiva Achille in Sciro, su libretto del Metastasio, che andò in scena al Real Coliseo del Buen Retiro di Madrid l’8 dicembre 1744. Anche questa fu composta per un matrimonio reale, quello dell’Infanta María Teresa Rafaela, figlia di Filippo V, con il Delfino di Francia, il figlio di Luigi XV. Il testo era stato intonato precedentemente da Caldara nel 1736 e lo sarà ancora nel 1737 da Sarro per l’inaugurazione del Teatro San Carlo di Napoli. Anche Jommelli nel 1749 ritornerà sullo stesso testo. Un libretto di Ippolito Bentivoglio intitolato L’Achille in Sciro era poi stato musicato nel 1663 da Giovanni Legrenzi.
Antefatto. Teti scopre grazie a un oracolo che i Greci non potranno conquistare Troia se suo figlio Achille non parteciperà alla guerra, ma che così facendo morirà sul campo di battaglia. Nel tentativo di aggirare il suo tragico destino, decide di nasconderlo alla corte del re Licomede sull’isola di Skyros, travestito da fanciulla chiamata Pirra in mezzo ad altre donne tra cui Deidamia, la figlia del monarca. Achille e Deidamia si innamorano perdutamente.
Atto I. Tempio di Bacco. Achille (vestito da Pirra) e Deidamia partecipano ai riti in onore di Bacco mentre alcune navi si avvicinano all’isola suonando musica militare. Deidamia cerca di fuggire spaventata, ma Achille è attratto dal clamore della battaglia e la sua innamorata gli rimprovera con rabbia di preferire la guerra al suo amore. Uno dei marinai è Ulisse, giunto sull’isola in missione segreta per trovare Achille e portarlo a Troia e intuisce subito la farsa. Nearco, il precettore di Achille, informa i giovani che il re vuole presentare loro il promesso sposo di Deidamia, il principe Teagene, suscitando la gelosia di Achille. Gli appartamenti di Deidamia. Deidamia discute con il padre, rifiutando il fidanzamento. Achille rimprovera la sua innamorata di non avergliene parlato e lei promette di essergli fedele finché Achille rimarrà nascosto nel suo travestimento. Improvvisamente, appare l’astuto Ulisse che afferma di vedere una somiglianza tra la finta amica della principessa e Peleo, il padre di Achille. Sala di ricreazione del palazzo di Licomede. Licomede presenta i promessi sposi l’uno all’altro e Teagene corteggia benevolmente Deidamia, suscitando la gelosia di Achille, che rimane nascosto. Con ironia, Licomede spiega al principe che Achille – che lui crede essere Pirra – è il suo vero rivale, rivelando il profondo affetto che esiste tra le due ragazze e facendo arrossire la figlia, che viene interpretata come modestia e umiltà filiale. I promessi sposi rimangono soli mentre Achille rimane nascosto e Deidamia rifiuta ancora una volta le parole d’amore di Teagene. Quando lei se ne va, il principe cerca di seguirla, ma viene ferocemente fermato da Achille, scatenando l’attrazione di Teagene per questa “fanciulla”.
Atto II. Galleria con le statue delle Fatiche di Ercole. Con inganni e stratagemmi, Ulisse incita Achille, che ascolta con discrezione mentre Ulisse usa la retorica per elogiare le qualità eroiche di Ercole, mettendo il suo amico mascherato alla prova. Licomede accoglie i marinai e promette di contribuire con navi e guerrieri alla guerra contro Troia. Chiede poi ad Achille di intercedere per convincere la figlia ad accettare il matrimonio, provocando nuovamente l’ira del figlio di Peleo, che viene opportunamente interrotto da Nearco. Achille confessa al suo precettore di non poter continuare a vestire i panni di una donna e Nearco finge di sostenerlo, insistendo sul fatto che il dolore dell’amata non è rilevante, cosicché Achille alla fine si calma. Sala grande illuminata. Per festeggiare l’arrivo dei Greci, Licomede chiede ad Achille di cantare per gli ospiti. Egli accetta con riluttanza, cantando dolcemente e suonando la cetra. I servi portano i doni di Ulisse, che coglie l’occasione per continuare il suo tentativo di conquistare l’ignaro giovane. Tra i regali ci sono gioielli, vestiti e oggetti di lusso – che attirano l’attenzione delle donne –, ma anche armi e armature scintillanti da cui Achille rimane subito affascinato. All’improvviso, suona un allarme come se l’isola fosse sotto attacco, ma in realtà fa parte di una farsa che Ulisse ha orchestrato con l’aiuto del suo confidente Arcade. Tutti si precipitano fuori dalla stanza tranne Achille, mentre Ulisse e Arcade rimangono nascosti. Eccitato dalla fanfara, Achille getta la cetra, prende spada e scudo e si appresta a difendere l’isola, rivelando il suo vero io. In quel momento, Ulisse fa la sua comparsa, lodando l’eroe ormai svelato, mostrandogli il suo riflesso nello scudo e facendogli notare la contraddizione di vestirsi da donna. Achille torna finalmente alla sua vera identità di uomo e guerriero, rimproverato da Nearco, che gli ricorda il dolore che causerà alla sua amata. Achille gli chiede di consolare Deidamia. Ancora una volta invano, Teagene coglie l’occasione per corteggiare Deidamia, di cui non riesce a comprendere la disperazione.
Atto III. Facciata del palazzo, vista sul mare. Achille e Ulisse stanno per imbarcarsi per Troia quando arriva la notizia che Licomede vuole impedire la loro partenza. I Greci fuggono, ma Achille rifiuta di essere considerato un vigliacco. Nel frattempo arriva Deidamia, che lo rimprovera di averla abbandonata al suo destino, per cui Achille decide di rimanere sull’isola. Palazzo. Davanti alla corte, Achille chiede a Licomede la mano della figlia e, di fronte a un simile avversario, Teagene rinuncia alla sua causa. Soddisfatto del risultato, Licomede perdona ad Achille il suo precedente inganno e acconsente al matrimonio dell’eroe con Deidamia, dopo il quale permetterà ad Achille di partire per la guerra di Troia.
Previsto tre anni fa, Achille in Sciro fu annullato all’ultimo momento a causa della pandemia. Ora lo stesso spettacolo, prodotto con il Theater an der Wien, rappresenta il ritorno alla normalità nei teatri spagnoli e viene dedicato alle vittime della pandemia. La scelta di un compositore così legato alla Spagna era quasi inevitabile, ma diciamo subito che se questo ha una sua logica, per quanto riguarda la qualità dell’opera non si può dire che si tratti della riscoperta di un tesoro nascosto: il titolo di Corselli ha una sua piacevolezza, ma non molto di più, le arie sono ben costruite ma senza troppa differenziazione tra una e l’altra, l’evoluzione dei personaggi è limitata e neanche Ivor Bolton – che ha portato in scena durante il suo impegno come Direttore Musicale molti titoli del repertorio barocco, qui alla guida dell’Orchestra Barocca di Siviglia, con ottoni dall’intonazione un po’ perigliosa – riesce a dare un particolare carattere agli sfoghi di personaggi non di grande spessore psicologico. L’accompagnamento delle voci è corretto ma un po’ prevedibile, i colori strumentali non particolarmente brillanti. La sua in conclusione è una concertazione corretta ma che manca di fantasia interpretativa e non sfrutta i contrasti dinamici che l’ensemble di Siviglia avrebbe potuto offrire.
Nella parte del protagonista il previsto Franco Fagioli, il cui nome campeggia sui cartelloni e sul programma stampato, ha dovuto ritirarsi a causa di un’indisposizione ed è stato sostituito all’ultimo momento dal giovane controtenore Gabriel Díaz, a cui si deve essere grati per aver salvato la produzione ma che che ha affrontato un compito maggiore delle sue capacità. Più navigati gli altri interpreti, che infatti si sono dimostrati all’altezza dell’impegno. Così è per Francesca Aspromonte, che dopo un inizio non esaltante ha poi delineato una sensibile Deidamia dal timbro corposo e dalla espressione intensa nelle pagine drammatiche. Affidabile come ci si poteva aspettare si è rivelato l’Ulisse sornione di Tim Mead, mentre il Licomede di Mirco Palazzi ha rivelato qualche stanchezza vocale e un range sonoro limitato. Vivacemente caratterizzati sono stati i personaggi di Arcade da parte di Krystian Adam e del Nearco di Juan Sancho. Una felice sorpresa Sabina Puértolas, soprano di temperamento, vivace presenza scenica e dalle strepitose agilità nelle tre arie che Corselli affida al Principe Teagene. È l’interprete che riceve i più intensi applausi dal pubblico del Real.
La regista Mariame Clément inserisce la vicenda alla corte di Spagna: prima ancora che inizi l’opera, vediamo l’Infanta, a cui è dedicata l’opera e promessa sposa al delfino di Francia, passeggiare sul palcoscenico e leggere un libro che le verrà però confiscato dai severi genitori. In abiti settecenteschi osserva le dinamiche amorose aggirandosi tra i personaggi dell’antica Grecia e interagendo con discrezione, come quando scopre, in un curioso avvitarsi dei tempi e delle epoche, di star leggendo sul suo libro quello che Nearco sta invece scrivendo in quel preciso momento, come se si fosse in Ritorno al futuro, il film di Zemeckis… La stessa Infanta è coinvolta in una scenetta con Teagene in cui si evidenzia la volontà registica di accentuare le ambiguità e libertà nell’opera settecentesca, dove lo scambio di genere e i travestimenti erano caratteristiche essenziali delle trame delle opere. Partendo da quello di Achille e dalla presenza di una cantante en travesti, la Clément si diverte a scombinare ruoli e generi facendo maliziosamente interagire un uomo vestito da donna con una donna vestita da uomo, poi una donna con la stessa donna in abiti maschili e così via. Sempre molto attenta è la cura attoriale e fluida la recitazione.
Ambientata in una grotta con stalagmiti, rocce e passaggi verso il mare, la scenografia di Julia Hansen, che firma anche i fantasiosi costumi, bianchi per gli abitanti dell’isola, neri per i Greci della terraferma, si popola nel secondo atto di statue classiche con le imprese di Ercole, immagini che rendono Achille/Pirra sempre più impaziente di togliersi i suoi abiti femminili.



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