★★★☆☆
Verdi e Shakespeare, parte prima
Macbeth è la decima opera di Verdi e il suo primo incontro con il bardo, seguiranno Otello e Falstaff. Amleto rimarrà solo un progetto, così come La tempesta e Re Lear. Su libretto di Francesco Maria Piave l’opera cadde in oblio dopo la prima del 1847 e solo oltre cent’anni dopo, nel 1952, venne ripresa con grande successo alla Scala con Maria Callas. Una seconda versione venne approntata per Parigi nel 1865 (quella comunemente eseguita oggi) quando Verdi scrisse: «Può darsi che io non abbia reso bene il Macbeth, ma che io non conosco, che io non capisco e non sento Shakespeare no per Dio, no. È un poeta di mia predilezione, che ho avuto fra le mani dalla mia prima gioventù e che leggo e rileggo continuamente». Specchio delle passioni e di tutte le umane contraddizioni, il drammaturgo di Stratford è il simbolo dell’età romantica e la ragione del profondo legame con Verdi.
Il compositore aveva conosciuto la poesia del Bardo attraverso la mediazione del Maffei, il traduttore italiano per eccellenza di Shakespeare e Schiller, i suoi poeti prediletti. Nel fitto carteggio con il librettista Francesco Maria Piave innumerevoli sono le rccomandazioni affinché serva «meglio il poeta del maestro […] Questa tragedia è una delle più grandi creazioni umane! Se non possiamo fare una gran cosa cerchiamo di fare una cosa almeno fuori dal comune. Lo schizzo è netto; senza convenzioni, senza stento, e breve. Ti raccomando i versi, che essi pure siano brevi: quanto più saranno brevi tanto più troverai effetto». Questa sua ossessione per la concisione lo porta a richiedere l’aiuto dell’esperto Maffei per rendere ancora più stringati i versi del Piave.
Atto I. In Iscozia, nell’XI secolo. Macbeth e Banco sono di ritorno da una vittoriosa battaglia contro i rivoltosi e incontrano delle streghe che fanno loro una profezia: Macbeth sarà signore di Cawdor e in seguito re di Scozia, mentre la progenie di Banco salirà al trono. Parte della profezia si avvera subito. Giunge infatti un messaggero che comunica a Macbeth che re Duncano gli ha concesso la signoria di Cawdor. Venuta a conoscenza della profezia delle streghe, l’ambiziosa Lady Macbeth incita il marito a uccidere il re che è loro ospite per la notte.
Atto II. Del delitto viene incolpato il figlio di Duncan, Malcolm, che si trova costretto a fuggire in Inghilterra. Ora che Macbeth è re di Scozia, la moglie lo convince a liquidare Banco e soprattutto il figlio di costui, Fleanzio, nel timore che si avveri la seconda parte della profezia. I sicari di Macbeth assassinano Banco in un agguato, ma Fleanzio riesce a fuggire. Durante un banchetto a corte, Macbeth è terrorizzato dall’apparizione del fantasma di Banco.
Atto III. Inquieto, Macbeth torna dalle streghe per interrogarle. Il verdetto è oscuro: egli resterà signore di Scozia fino a quando la foresta di Birnam non gli muoverà contro e nessun “nato di donna” potrà nuocergli. Lady Macbeth, intanto, lo incita a uccidere la moglie e i figli del nobile profugo Macduff che, insieme a Malcolm, sta radunando in Inghilterra un esercito per muovere contro Macbeth.
Atto IV. L’esercito invasore giunge segretamente al comando di Malcom e Macduff. Giunti nei pressi della foresta di Birnam, i soldati raccolgono i rami degli alberi e con questi avanzano mimetizzati dando l’impressione che l’intera foresta si avanzi. Lady Macbeth, nel sonno, è sopraffatta dal rimorso e muore nel delirio. Macbeth, rimasto solo, fronteggia l’invasore, ma è ucciso in duello da Macduff, l’uomo che è venuto al mondo con una sorta di parto cesareo da una madre morta, il che avvera la seconda parte del vaticinio.
Opera rivoluzionaria nello stile e nella forma musicale, Macbeth è anche l’opera di Verdi che più si è prestata a letture sperimentali. Qui siamo a Zurigo nel 2001 nella versione del regista David Pountney, non delle sue migliori, ma visivamente allucinata e molto personale. Le streghe sono «misteriose donne», più qualche travestito in rosso, che rappresentano un mondo al femminile: chi ha i bigodini, chi si fa le unghie, chi innaffia i fiori, chi ascolta la radio… Da film horror la seconda apparizione con i presagi. In scena un cubo fortemente illuminato e girevole serve a definire i vari ambienti.
Thomas Hampson è un intelligente e autorevole Macbeth spesso però sopra le righe quando adotta uno stile verista parlato o gridato, coerente se non altro con la visione quasi espressionista della messa in scena. Vero motore dell’azione è la Lady, che mantiene la lucidità che manca al marito finché anche lei non cede alla follia. Paoletta Marrocu ha l’aspetto perfetto, voce potente ma stridula negli acuti. Anche se Verdi la voleva così, con una “voce non bella”, l’intonazione lì diventa precaria. Modesto il resto del cast, ottimo invece il coro impegnato nelle belle pagine. Franz Welser-Möst dà una lettura vigorosa e senza particolari finezze della partitura.
Un po’ distanti le voci nella ripresa del suono e l’effetto contrasta nei primi piani. Ottima regia video di Thomas Grimm. Sottotitoli in cinque lingue, tra cui l’italiano, nessun extra.
⸫
- Macbeth, Currentzis/Černjakov, Parigi, 8 aprile 2009
- Macbeth, Noseda/Dante, Torino, 21 giugno 2017
- Macbeth, Pappano/Lloyd, Londra, 4 aprile 2018
- Macbeth, Auguin/Abbado, Parma, 27 settembre 2018
- Macbeth, Chung/Michieletto, Venezia, 23 novembre 2018
- Macbeth, Chailly/Livermore, Milano, 7 dicembre 2021
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