Hamlet

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★★★★★

Lussuosa riproposta di un’opera poco frequentata

Il libretto di Michel Carré e Jules Barbier elabora, secondo una visione romantica, la vicenda scespiriana del principe di Danimarca traen­dola dalla versione liberamente riscritta da Alexandre Dumas nel 1840. Rap­presentata con gran successo all’Opéra nel 1868, due anni dopo la prima della Mignon, piacque molto al pubblico pa­rigino affascinato dalla figu­ra di Ofelia, prototipo di ‘femme fragile’.

La storia è molto semplificata rispetto all’originale ed è incentrata sul rapporto tra Amleto e Ofelia e su altri due soli personaggi, Ger­trude e Claudio. Fra le invenzioni dei librettisti la “chanson à boi­re” intonata da Amleto dà l’opportunità di scrivere un pezzo musi­cale molto gradito al pubblico, ma che ha comunque giustificazio­ne drammatica nell’economia dell’opera.

Atto I. La corte danese festeggia le nozze del nuovo re Claudio e Gertrude, vedova del precedente Re, fratello di Claudio. Se la corte è in festa, non lo è Amleto, che non approva le nuove nozze della madre, a pochi mesi di distanza dalla morte del padre. L’amata Ofelia cerca di distoglierlo dai suoi lugubri pensieri e Amleto le riconferma il suo amore. Nel frattempo entra Laerte, fratello di Ofelia, che è costretto a partire per la Norvegia per volere del re e affida ad Amleto la sorella. La festa ricomincia e Amleto si allontana. Entrano Marcello e Orazio, preoccupati, in cerca di Amleto: ai cortigiani che chiedono cosa sia successo, rispondono di aver visto lo Spettro del vecchio Re aggirarsi sugli spalti del castello di notte. Il coro li deride e ritorna a festeggiare. Bastioni del castello. Amleto, convocato dai due amici, aspetta sugli spalti del castello. Lo Spettro riappare e ordina di rimanere solo con Amleto. Lo Spettro si riconferma come l’anima del padre di Amleto, ucciso dal fratello Claudio con la complicità della madre. Lo Spettro ordina al figlio di punire il suo assassinio uccidendo l’usurpatore del trono, ma di lasciare la madre alla giustizia divina. Lo Spettro scompare e Amleto, sconvolto, si prepara ad attuare il suo piano.
Atto II. Giardini. Ofelia inizia a dubitare dell’amore di Amleto, che è da un giorno che la evita e non la considera e confida alla regina Gertrude i suoi propositi di allontanarsi dalla corte. Gertrude la scongiura di non andarsene, dato che il comportamento di Amleto si è fatto sinistro anche verso di lei e vede nella fanciulla un possibile rimedio a questa sua nuova “follia”. Nel frattempo re Claudio espone le sue perplessità sul figliastro a Gertrude e cerca invano di costruire un rapporto con Amleto chiamandolo “figlio”; ma Amleto rifugge ogni forma di contatto. Il giovane sta già preparando un piano per accertarsi della colpevolezza del patrigno. Sala del palazzo con un piccolo teatro. Amleto ha allestito con una compagnia di attori girovaghi uno spettacolo per la corte intitolato “L’assassinio di re Gonzago”, che mette in scena una vicenda uguale a quella avvenuta. Come previsto, Claudio reagisce spaventato e ordina la fine della rappresentazione. Amleto ha la conferma della sua colpevolezza e lo copre d’insulti di fronte a tutta la corte, sconvolta dalla demenza del principe.
Atto III. Camera della regina. Amleto sorprende Claudio a pregare e fa per colpirlo, ma si rende conto che uccidendolo con la preghiera ancora sulle labbra il pentimento l’avrebbe salvato. Spiando un dialogo tra Claudio e Polonio, Amleto ha la conferma che anche lui e molti membri della corte furono coinvolti nella congiura. Ancora sconvolto, rifiuta il matrimonio che la madre gli propone tra lui e Ofelia e insulta la fanciulla. La ragazza esce in lacrime, sconvolta, così come sconvolta è la regina. Amleto, in uno scatto d’ira, insulta la madre e fa per ucciderla, ma lo Spettro del padre riappare e gli ingiunge di non uccidere la donna. Amleto obbedisce e Gertrude lamenta la follia del figlio.
Atto IV. Campagna. I contadini festeggiano il ritorno della primavera. Entra in scena Ofelia, che il rifiuto e gli insulti di Amleto hanno fatto impazzire. La fanciulla danza distribuendo fiori a tutti e annunciando le sue prossime nozze con Amleto. Il coro lamenta la sua triste sorte e Ofelia, per raccogliere dei fiori, entra nel fiume, ma la corrente la trascina sul fondo e la fanciulla annega.
Atto V. Cimitero. Amleto è ancora ignaro della sorte di Ofelia e di fronte agli insulti di Laerte, appena tornato dalla Norvegia, non sa cosa rispondere. Disperata è la sua reazione quando passa in quel momento il corteo funebre che porta la bara con dentro la fanciulla. In quel momento riappare lo Spettro, che questa volta tutta la corte riesce a vedere, e fa capire ad Amleto che il momento della vendetta è giunto. Amleto uccide Claudio e lo Spettro ordina il convento per Gertrude. La corte inneggia ad Amleto, nuovo re, che piange la morte dell’amata.

L’orchestrazione di Thomas è molto accurata ed efficace, specialmente nel reparto dei fiati: nel breve preludio che vuole evocare la mente del tormentato principe, bellissimo è l’intervento del corno mentre in quello che precede la scena notturna sugli spalti di Elsinore è il trombone a dipin­gere efficacemente l’atmosfera. Saranno ancora i fiati i protagonisti del­la musica della pantomima, i tromboni al­l’inizio del terz’atto e il clarinetto al quarto. Per non parlare del corno inglese nell’aria di Ofelia o dell’assolo di sassofono che introduce la recita dei guitti, la prima volta che lo strumento è usato in un’opera lirica, mentre nelle tante fanfare hanno i loro momenti di gloria le trombe. Bertrand de Billy diri­ge l’orchestra sinfonica del Liceu di Bar­cellona con molta parteci­pazione, senso della musica e attenzione ai can­tanti. Siamo nell’ot­tobre 2003 e la produzione è quella nata al Grand Théâtre di Ginevra..

Simon Keenlyside è perfetto sia vocalmente sia scenicamente. Da vero grande attore shakespeariano, il suo Amleto corrisponde in ma­niera pre­cisa all’immagine di nobile romantico del personaggio, canta tutte le arie con grande lirismo e la sua dizione del francese è ineccepibile.

Il ruolo di Ofelia è fatto a misura di Natalie Dessay, ammirevole nelle agilità e nella vocalità estesa in un’intonazione sempre per­fetta, dà del suo personaggio tutte le sfaccettature possibili: inten­sità emotiva, follia alluci­nata, tenerezza amorosa, innocenza adole­scenziale. Dà senso a ogni nota che canta e la sua scena della paz­zia è giustamente salutata dal pubblico di Barcellona con un’ova­zione interminabile che raramente accade di sentire nei teatri d’oggi. Béatrice Uria-Monzon tratteggia con intensità la regina tormentata, anche se talora è un po’ sopra le righe. Claudio è lo stagionato Alain Vernhes e Markus Hollop è efficace come il vendicativo spet­tro del re assassi­nato, che in questa vicenda in musica appare ben tre volte.

Regia e scene (di Patrice Caurier e Moshe Leiser) modeste e con troppo sangue, ma l’eccellenza dei due interpreti compensa ampiamente questo aspetto della produ­zione.

Tre tracce audio, due dischi, tanta pubblicità, nessun extra.

  • Hamlet, Langrée/Caurier&Leiser, New York, 27 marzo 2010
  • Hamlet, Minkowski/Py, Bruxelles, 16 dicembre 2013
  • Hamlet, Schwartzman/Van Veggel, L’Aia, 30 gennaio 2018
  • Hamlet, Langrée/Teste, Parigi, 21 dicembre 2018

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